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Il 23 Maggio sarà di nuovo “U passiu Jesus Christi”

Torna a grande richiesta lo spettacolo teatrale scritto da Vincenzo La Lia

Il 23 Maggio sarà di nuovo “U passiu Jesus Christi”

Un viaggio nel passato attraverso le arti e le tradizioni. Torna a grande richiesta il 23 maggio lo spettacolo teatrale intitolato “U passiu Jesus Christi”, scritto da Vincenzo La Lia e interpretato dalla compagnia Teatrando che avrà luogo nei locali della chiesa Madre di Misilmeri.

Un’impresa non esattamente semplice quella di raccontare una storia già conosciuta o per meglio dire, la storia per eccellenza. Un insieme di scelte, pensieri, emozioni e dolori che abbiamo imparato a conoscere, ma che l’autore, Vincenzo La Lia ci ha permesso di guardare con occhi diversi. Un racconto che scardina le regole della narrazione usuale ed esce fuori dagli schemi del tempo e del luogo, presentando due spazi temporali e culturali diversi che si uniscono in un racconto unico dove uno aiuta l’altro ad andare avanti nella storia.

Un’opera inusuale già nella sua stesura, dove le scelte dell’autore, senza dubbio inizialmente difficili, hanno permesso di focalizzare i punti salienti della passione di Cristo facendoci entrare nell’intimo dei personaggi più vicini a Gesù e mostrandone i pensieri più profondi. Due racconti quindi che si legano attraverso un filo di sensazioni create senza dubbio dal suono dei tamburelli squillanti e la voce solenne dell’antica tradizione misilmerese del venerdì santo. Questa si alterna all’antica arte del “cuntu”, l’arte del tramandare le storie capace di tenerci in tensione e illustrarci con enfasi il susseguirsi di antiche vicende; poi il canto siciliano, la voce di una donna che esprime i suoi dolori attraverso la musica, suscitando la devozione, il pentimento e la rabbia dei personaggi ma anche e soprattutto la disperazione di una madre come la Vergine ai piedi della croce.

“La magia di un cuntu siciliano che non aveva la drammaticità religiosa che ormai mi aspettavo, ma il sapore di una lingua antica densa di suoni, significati profondi, l’eco di una sapienza d’origini lontane come le musiche e i canti – dice una spettatrice in un pensiero dedicato all’autore -tutto questo mescolato insieme, arricchito dalla tradizione notturna del richiamo di Cristo al peccatore, ha prodotto nel pubblico l’emozione del racconto del nostro senso religioso popolare che ci appartiene profondamente e a cui ci sentiamo legati perché ci fa ritornare in un certo senso bambini”.

Si entra in sala , si spengono le luci e inizia lo spettacolo, questa volta però prima che il sipario si apra.

Fabiola Pepe

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