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La Parrocchia di San Francesco si avvicina al Natale con il ”Viaggio dulurusu”

Domenica sera incontro a cura dall’oratorio musicale di Vincenzo Mancuso e Don Cosimo Scordato

La Parrocchia di San Francesco si avvicina al Natale con il ”Viaggio dulurusu”

"Lvia" e "vivi e lascia vivere" in collaborazione con la S. Saverio Band, sono lieti di invitarvi nella chiesa di San Francesco D'assisi per vivere il natale 2015 tra memoria e prospettiva.

Domenica 20 dalle ore 21.00 avrà infatti luogo il "Viaggio dulurusu" un incontro a cura dall'oratorio musicale di Vincenzo Mancuso e Don Cosimo Scordato per prepararsi a un Natale di condivisione e di solidarietà.

Ecco alcune considerazioni sul "viaggio dulurusu" pubblicate nella pagina Facebook di invito all'evento:

Moltissimi viaggiano per nascere, anche solo per essere trasportati all’ospedale, ancora nel pancione di mamma. E’ un viaggio doloroso, perché la mamma soffre le doglie, o c’è qualche problema che mette paura. Il meraviglioso è quando l’esserino arriva a respirare l’aria di fuori, e lì, se si è persone con il cuore e il cervello al posto giusto, ci si accorge di non essere più adulto, e di essere diventato genitore.

Il più famoso dei viaggi dolorosi è “Il viaggiu dulurusu” raccontato nei Vangeli: un uomo, una ragazzina e il suo pancione devono andar via da Nazareth, dove vivono, per andare a Betlemme perché il capofamiglia deve essere inserito nelle liste del censimento.

Il pancione è quasi pronto per lasciare uscire il suo ospite, che è di eccezionale importanza; ciononostante la piccola Maria non vuole che il suo sposo, il maturo Giuseppe, vada da solo, e si mettono in viaggio tutti insieme. Niente SUV, niente autostrade, niente farmaci di supporto: a dorso di mulo, si va, ed è inverno. Sappiamo tutti come continua la storia: il neonato nasce sano e bello, nonostante le difficoltà, e lo aspetta un lavoro duro, che, dopo due millenni, una morte e una resurrezione, ancora non sembra concluso.

Binidittu Annuleru, canonico monrealese, nella prima metà del ‘700 racconta questo viaggio in una Novena che pochi anni fa è diventata un Oratorio musicale a cura di Cosimo Scordato e Vincenzo Mancuso. L’autore settecentesco scrive in un dialetto commovente, che rende vivi e presenti i personaggi del “viaggiu”, li avvicina all’ascoltatore siciliano, che risente nelle parole di Giuseppe l’atavico senso di protezione “maschile” verso le donne e i bambini della propria famiglia, e nella remissiva Maria il senso di coraggiosa resistenza alle avversità che scorre nelle vene delle femmine sicule. La musica sostiene e accompagna il viaggio, rendendo ancora più struggente il racconto e i dialoghi ancora più emozionanti.

Le voci vibranti e vere sono di Gaetano Butera, Elena Spano e Claudia Costanzo mentre Francesco Paolo Tocco sarà il narratore; Gianfranco Gioia ai fiati, Salvo Perriera e Gabriele Restivo alle chitarre, Emanuele Amorello alle tastiere sono gli altri elementi che si comporranno per dar vita e senso al racconto.

A chi verrà ad ascoltare ed emozionarsi, non verrà chiesto nessun biglietto a pagamento ma solo un contributo libero e volontario per sostenere un progetto idrico della LVIA in Africa: Vito Restivo, organizzatore dell’evento e responsabile di Palermo dell’associazione LVIA che si occupa di aiutare le popolazioni africane a trovare fonti d’acqua, chiederà inoltre di ascoltare, attraverso le voci del “Viaggio Dulurusu”, le voci di tutti coloro che si sono messi in viaggio per “rinascere”, costretti a lasciare la loro arida terra madre, spesso rifiutati anche dalla terra in cui sperano.

Molti di questi non hanno avuto futuro, perciò anche per loro andremo a vedere, sentire, e vivere il “Viaggiu Dulurusu”, e faremo come Binirittu Annuleru, che, scrivendo la sua novena in dialetto, non ha potuto fare a meno di usare il futuro, estraneo all’abitudine espressiva del siciliano: noi metteremo il futuro della fiducia e del coraggio nel dialetto della nostra quotidianità difficile, e come gli adulti che stanno per far nascere il loro salvatore, da adulti diventeremo genitori, anche di noi stessi.

Auguri di buon “viaggiu” a tutti. ( M. Gloria Calì)

 

 

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