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La rubrica di Galeno, la fibrillazione atriale: quando il battito è irregolare

L’Associazione Medici di Misilmeri dedica ottobre alla prevenzione, e cura della fibrillazione atriale. Ecco come riconoscerla e curarla.

La rubrica di Galeno, la fibrillazione atriale: quando il battito è irregolare

La fibrillazione atriale è un’alterazione del ritmo cardiaco (aritmia) che origina dagli atrii del cuore. Si tratta dell’aritmia cardiaca più diffusa al mondo basti pensare che colpisce l’1,7 % della popolazione generale con una prevalenza che aumenta con l’età raggiungendo quasi il 10 % nella fascia di popolazione che ha un’età superiore ai 70 anni.In Italia nel 2015 il numero di pazienti a cui era stata diagnosticata la fibrillazione atriale ammontava adoltre un milione.

In passato, la pericolosità di questo tipo di aritmia era ampiamente sottostimata, oggi sappiamo che la fibrillazione atriale è in grado di aumentare l’incidenza dell’ictus ischemico cerebrale, oltre il 20 % delle cause di ictus ischemico è associato alla presenza di fibrillazione atriale. La causa è da ricercare nella formazione di coaguli all’interno degli atrii che si formano a seguito della caotica contrazione degli atri stessi; questi coaguli possono migrare nel circolo cerebrale causando l’ictus cerebrale.

I fattori di rischio associati alla comparsa della fibrillazione atriale sono molteplici: ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco, diabete mellito, abuso di alcool, pregresso infarto miocardico. Frequentemente, in particolar modo nelle donne, la comparsa di fibrillazione atriale è causato da una disfunzione della tiroide.

SINTOMI

Il sintomo più frequentemente associato all’insorgenza della fibrillazione atriale è la comparsa di palpitazioni con una frequenza cardiaca che supera i 100 battiti al minuto molto spesso accompagnato da senso di malessere generale, dispnea, debolezza o affaticabilità. Molto spesso purtroppo la fibrillazione atriale risulta  asintomatica ed il riscontro di questa aritmia è del tutto occasionale.

In base alla modalità di presentazione, la fibrillazione atriale può essere distinta in:

Parossistica: quando gli episodi si presentano e si risolvono spontaneamente in un tempo inferiore a una settimana.

Persistente: quando l’episodio aritmico non si interrompe spontaneamente ma solo a seguito di interventi terapeutici esterni.

Permanente: quando non siano ritenuti opportuni tentativi di cardioversione, o gli interventi terapeutici si siano dimostrati inefficaci.

DIAGNOSI

In molti casi, la fibrillazione atriale può essere identificata semplicemente auscultando il cuore con uno stetoscopio. La presenza di un battito cardiaco irregolare e spesso accelerato potrebbe essere indicativa di fibrillazione atriale. Tuttavia, la diagnosi di fibrillazione atriale deve essere confermata da un elettrocardiogramma (ECG).In alcuni casi il solo ECG non è in grado di registrare la fibrillazione atriale soprattutto nei casi in cui gli episodi di fibrillazione atriale durano qualche ora e scompaiono spontaneamente (forma parossistica), in questi casi è utile eseguire un esame più approfondito, il monitoraggio elettrocardiografico dinamico secondo Holter delle 24 h (Holter cardiaco) che permette di registrare l’elettrocardiogrammaper un’intera giornata.

 

TRATTAMENTO E PREVENZIONE DELL’ICTUS CEREBRALE

Nel caso in cui si tratti del primo episodio di fibrillazione atriale e l’insorgenza dei sintomi sia inferiore alle 48 h è necessario recarsiil prima possibile al pronto soccorso per tentare di far cessare la fibrillazione atriale. Il ripristino del normale ritmo cardiaco può essere effettuato tramite cardioversione che può essere eseguita tramite infusione venosa di farmaci o, nel caso in cui quest’ultima fallisse, tramite cardioversione elettrica in sedazione.Nei casi di inefficacia della cardioversione, in base ai sintomi, all’età e al contesto clinico generale, si può valutare l’eventuale passaggio a metodiche terapeutiche invasive (ablazione transcatetere).

Nel caso in cui la fibrillazione atriale sia cronica e accettata dal paziente (asintomatica), per prevenire la formazione dei trombi e diminuire il rischio di ictus ischemico cerebrale, è necessario intraprendere una terapia anticoagulante orale. Per molti anni il farmaco di riferimento per la terapia anticoagulante è stato il warfarin (Coumadin), il quale ha una variabilità individuale nell’assorbimento e nel metabolismo, inoltre le interazioni con il cibo determinano variazioni anche rilevanti nei valori di attività della protrombina. Ciò richiede periodici controlli tramite prelievi di sangue utili a valutare l’INR, il quale deve avere un valore compreso tra 2 e 3, e aggiustamenti del dosaggio del farmaco.

Negli ultimi anni sono entrati in commercio nuovi farmaci anticoagulanti orali, inibitori diretti della trombina e del fattore Xa, come il Rivaroxaban (Xarelto), Edoxaban (Lixiana), Apixaban (Eliquis), Dabigatran (Pradaxa). Questi farmaci hanno definitivamente sostituito il warfarin nel trattamento anticoagulante in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare. Il vantaggio di questi farmaci nei confronti del warfarin, oltre ad evitare ripetuti prelievi di sangue con successivi eventuali modifiche del dosaggio del farmaco, sta nell’aver diminuito gli episodi di sanguinamenti maggiori e dei sanguinamenti intracranici.

 

L’Associazione Medici di Misilmeri dedicherà una giornata all’aggiornamento scientifico sul tema della fibrillazione atriale sabato 13 ottobre presso l’aula consiliare di Misilmeri alle ore 9.

 

Dott. Vincenzo Sucato

Specialista in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare

Responsabile scientifico

Associazione Medici di Misilmeri (A.M.M.)

 

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