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MRGE: quel fastidioso reflusso

La rubrica di Galeno sul reflusso gastroesofageo: riconoscere e prevenire la malattia

MRGE: quel fastidioso reflusso

Oggi parleremo di un problema molto diffuso nella popolazione generale ossia della malattia da reflusso gastroesofageoMRGE), sperando che alla fine di questo breve articolo riuscirete ad avere qualche strumento in più su come riconoscerla e soprattutto prevenirla. Essa è un complesso di sintomi dovuti al reflusso di materiale acido dallo stomaco all’esofago attraverso lo sfintere esofageo inferiore (LES).

Anche se occasionali piccoli reflussi sono considerati fisiologici, in alcuni casi la frequenza e l’intensità di questi può assumere valenza patologica e ciò si pensa sia dovuto da un lato a un aumento del numero dei rilasciamenti transitori del LES e dall’altro ad incrementi del gradiente pressorio gastro-esofageo per aumento della pressione endoaddominale (obesità, gravidanza, distensione gastrica dovuta per es. a pasti abbondanti o all’assunzione di bibite gassate).

Ha una prevalenza compresa tra il 20-25% nel mondo occidentale (in aumento rispetto al passato, e destinata a salire ulteriormente) mentre risulta molto meno frequente (5% circa) in Asia, a dimostrazione dell’importanza dello stile di vita e dell’alimentazione nell’insorgenza e nel mantenimento di questa condizione.

La presenza di un’ernia iatale (erniazione dello stomaco attraverso il diaframma, dalla sua normale sede, l’addome, al torace) si riscontra in oltre il 50% dei pazienti oltre i 50 anni nelle società occidentali ma solo il 30% dei pazienti con MRGE ha un’ernia iatale. Quindi pur essendo spesso associate, la presenza di un’ernia iatale non si identifica con l’esistenza di una MRGE, ma è una condizione che può predisporre al reflusso e quando presente in grado di aggravare la malattia.

La sintomatologia tipica della MRGE è costituita dalla sensazione di bruciore retro sternale (pirosi) e dal rigurgito acido (sintomo sicuramente più specifico). Possono inoltre essere presenti, eruttazioni, disfagia (sensazione di difficoltà nella deglutizione, spesso legata ad alterazioni motorie correlate al reflusso), odinofagia (dolore alla deglutizione) ed dolore toracico simil-anginoso (dolore retrosternale irradiato al mento, alla mandibola, alle braccia e tra scapole), che può indurre erroneamente a sospettare un infarto del miocardio. Non esiste una correlazione tra gravità dei sintomi ed entità delle lesioni obiettivabili attraverso esami strumentali, non è infatti infrequente trovare pazienti con esofagite severa relativamente asintomtici e viceversa. Accanto ai disturbi tipici si possono associare sintomi atipici di tipo extraesofageo e di interesse plurispecialistico. Manifestazioni atipiche sono faringite, scialorrea (ipersecrezione di saliva), disfoniaraucedine, sensazione di nodo in gola (bolo faringeo), alitosi, erosioni dentarie, prolasso dei tessuti molli (velopendulo), sinusite, laringite cronica, ulcere e granulomi delle corde vocali, tosse stizzosa o cronica, asma o difficoltà respiratoria, polmoniti e bronchiti, ipersecrezione catarrale, apnee notturne, fibrosi polmonare.

La diagnosi di MRGE è essenzialmente clinica, basata cioè sui sintomi, e può essere confermata attraverso un test di risposta alla terapia farmacologica con inibitori della pompa protonica (PPI, omepraolo, pantoprazolo ecc) per un periodo non inferiore alle 2-4 settimane. L’esofagogastroduodenoscopia (EGDS) è un esame endoscopico invasivo, da riservare pertanto ai pazienti che non rispondono al trattamento empirico, che consente di osservare la presenza di complicanze dovute al reflusso come erosioni o ulcere della mucosa esofagea, esofago di Barrett, consentendo pertanto di confermare la diagnosi. Un’altra indagine diagnostica, anch’essa invasiva, è rappresentata dalla pHmetria esofagea delle 24 h in genere da consigliare ai pazienti con sintomi tipici, ma normale endoscopia che consente di valutare il numero e la durata degli episodi di reflusso, la relazione degli stessi con la presenza dei sintomi e il tempo totale trascorso a pH<4. Altre indagini meno utilizzate sono la radiografia dell’esofago dopo pasto baritato e la manometria esofagea in genere usata per valutare la peristalsi esofagea prima del trattamento chirurgico.

Nella maggior parte dei casi la malattia risponde rapidamente alla terapia medica che non è però in grado di modificare la storia naturale della malattia. La sintomatologia,infatti, può ricomparire più o meno velocemente alla sospensione dei farmaci. Misure sicuramente più efficaci risultano invece essere la modifica dello stile di vita e del regime alimentare (tab.1).

TABELLA 1 : MRGE: RACCOMANDAZIONI E DIVIETI

RACCOMANDATO

SCONSIGLIATO

·          Ridurre il peso corporeo

·          Consumare pasti leggeri

·          Masticare bene

·          Fare attività fisica regolare evitando comportamenti che possano aumentare la pressione endoaddominale (piegarsi in avanti, piegamenti addominali)

·          Dopo aver mangiato lasciare passare qualche ora  prima di mettersi a letto

·          Elevare la testata del letto

·          Sdraiarsi subito dopo i pasti

·          Consumare pasti abbondanti e/o bevande gassate (aumentano il volume gastrico inducendo un aumento del numero dei rilasciamenti transitori del LES con conseguente risalita di materiale acido nell’esofago)

·          Fumare

·          Consumare alcolici, spezie, insaccati, formaggi grassi, cioccolata, menta, frutta acidula (agrumi e ananas), pomodoro, panna, the e caffè (aumentano la secrezione acida gastrica)

La terapia si basa essenzialmente su questi 4 semplici meccanismi:

  1. Riduzione del reflusso: unica terapia rivolta a rimuovere la causa, che può essere ottenuta mettendo in atto modifiche dello stile di vita e del regime alimentare (Vedi tab 1)
  2. Neutralizzazione del materiale refluito: attraverso l’uso di farmaci Inibitori della pompa protonica (es Omeprazolo, da utilizzare in determinate condizioni, a dosaggi e per periodi variabili in relazione al singolo caso e su consiglio del curante), inibitori dei recettori istaminici H2 (es Ranitidina).
  3. Miglioramento della capacita di detersione della mucosa esofagea: mediante l’uso di procinetici (es Levosulpiride)
  4. Protezione della mucosa esofagea: attraverso l’uso di farmaci come il sucralfato o l’alginato che rivestendo la mucosa come una barriera proteggendola dall’attacco del materiale acido.

Ricordatevi quindi che una riduzione del peso corporeo, uno  stile di vita corretto e una dieta sana ed equilibrata possono già da soli ridurre gli episodi di reflusso e alleviare i vostri fastidiosi sintomi. Prima di intraprendere qualsiasi terapia farmacologica (mai scevra da possibili effetti collaterali e/o interazioni con altri farmaci)  rivolgetevi al vostro medico di fiducia che vi  indicherà il più corretto iter diagnostico-terapeutico da seguire.

 

Dott.ssa Caterina Schimmenti

Specialista in Medicina Interna

Vice presidente Associazione Medici di Misilmeri (A.M.M.)

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