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Operazione “gioielli di famiglia”, indagini sui compro oro

Sequestrati conti per 522 mila euro

Operazione “gioielli di famiglia”, indagini sui compro oro

Una catena di “compro oro” per fare soldi ed evadere il fisco. Le indagini che hanno portato all’arresto di Pietro Formoso e di altre cinque persone aprirebbero uno squarcio sulla gestione del mercato dell’oro usato.

In particolare, i finanzieri del Nucleo di polizia economico- finanziaria si sono concentrati sugli affari di Angelo Lo Cascio e della moglie Dalila Garofalo. Sono proprietari dei negozi di via Cuba, corso Tukory, via Armando Diaz e via Imperatore Federico, a Palermo, e in piazza Santa Teresa, a Misilmeri.

Lo Giudice ha approfittato del boom del settore, esploso a partire dal 2005 quando sono schizzate le quotazioni del metallo prezioso. I “compro oro” acquistano gli oggetti dai cittadini – la crisi ne ha fatto un fenomeno di massa – per poi rivenderli a privati oppure a grossisti che li fondono per nuove lavorazioni. In entrambi i casi la vendita deve essere annotata, documento di identità alla mano, in un apposito registro di pubblica sicurezza e resa tracciabile mediante pagamenti con bonifici o titoli di credito.

Ed invece la prassi vuole che le operazioni siano fatte in contanti. Contanti che nel caso dei coniugi Lo Giudice sono stati versati e prelevati in grosse quantità dai loro conti correnti. Per lo più con banconote da 500 euro. I finanzieri hanno poi rilevato la “discrepanza tra l’enorme mole di denaro versato e le fonti di reddito dagli stessi dichiarate, segno evidente della presenza di ricavi non contabilizzati derivanti dall’esercizio dell’attività imprenditoriale svolta nel settore aurifero”.

Era lo stesso Lo Giudice, d’altra parte, ad ammettere che “… io vedi che quando ho aperto i due negozi che eravamo io e mia moglie che ci dividevamo mezza giornata… io vedi che arrivavo a guadagnare duecentoventi mila euro al mese… perché poi io compravo appartamenti, case, terreni, la casa di mia madre, quella a Palermo, da me gli ho speso altri 300 mila euro, vedi che io ero arrivato al punto che all’ultimo ho detto non devo fare più niente. A mia madre, vedi che in due mesi gli portai 450 mila euro madre dice ‘ma come minchia fai?’”.

Di questi soldi non c’è traccia, però, nelle dichiarazioni dei redditi dei coniugi che gli immobili li hanno acquistati davvero, a cominciare da quello in cui hanno realizzato la sala trattenimenti “Rexton”.

La mancata dichiarazione dei redditi e l’evasione delle imposte ha convinto il giudice per le indagini preliminari Nicola Aiello a disporre il sequestro di 522 mila euro dai conti correnti dei coniugi Lo Cascio.

Tratto da “Live Sicilia”

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