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Rivoluzione del sette e mezzo, ricordati a Misilmeri i Carabinieri caduti

Ricorre il 150° anniversario dell’inizio della “Rivoluzione del sette e mezzo” in cui rimasero uccisi 42 Carabinieri.

Rivoluzione del sette e mezzo, ricordati a Misilmeri i Carabinieri caduti

MISILMERI: Ricorre oggi, 16 settembre  il 150° anniversario dell’inizio della “Rivoluzione del sette e mezzo” in cui rimasero uccisi 42 Carabinieri. La cerimonia si è svolta a Misilmeri alla presenza di autorità militari, nella persona del Comandante Interregionale Carabinieri  “Culqualber”, Generale di Corpo d’Armata Silvio Ghiselli, del Comandante della Legione Carabinieri Sicilia, Generale di Brigata Riccardo Galletta e del comandante Provinciale Colonnello Giuseppe De Riggi,  di autorità civili nella persona del sindaco di Misilmeri dott.ssa Rosalia Stadarelli, del sindaco di  Bolognetta dott. Antonino Tutone e dell’assessore alla scuola, dott.ssa Barbara Evola, in rappresentanza del comune di Palermo e di altre autorità civili e militari. Nell’occasione, il professor Manlio Corselli, docente di scienze politiche e relazioni internazionali all’Università di Palermo, ha rievocato i tragici accadimenti del 1866. In quell’anno infatti, dal 16 al 22 settembre a Palermo ed in Provincia, a causa di una crescente miseria della popolazione, vi fu una sollevazione popolare che passò alla storia come “rivoluzione del sette e mezzo”  per la sua durata. Si stima che i rivoluzionari armati fossero circa 35.000. Alla fine furono oltre 200 le perdite da parte dello Stato, tra cui 42 Carabinieri. Tutta la Provincia fu in rivolta e le truppe governative, ormai sopraffatte si asserragliano nelle guarnigioni. Solamente i Carabinieri presidiarono il territorio, continuando ad essere perseguitati.  Il “Giornale di Sicilia” del 24 settembre 1866 scriveva: “A Misilmeri si commisero atrocità senza esempio e senza riscontro negli annali della più efferata barbaria”. A questi Carabinieri va rivolto un pensiero di ringraziamento per aver immolato la propria vita per la crescita sociale e legale della terra di Sicilia. Il comportamento dei Carabinieri durante “Rivoluzione del sette e mezzo”, costituisce una pagina di eroismo dell’Arma, poco nota agli italiani. In un difficile contesto socio-politico come quello dei primi anni dell’unità d’Italia, con la popolazione siciliana troppo spesso oppressa dell’azione dello Stato e, così facilmente condizionata da gente di malaffare che sfruttava la disperazione delle classi più deboli, i Carabinieri comunque mantennero alti i valori del dovere e della legalità, fino all’estremo sacrificio della vita. A queste vittime va rivolto un reverente pensiero

Comunicato stampa Carabinieri.

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10 Commenti

  1. L.f.

    Che possano riposare in pace. L'unica loro colpa fu quella di rappresentare un re Savoia che affamava la Sicilia.

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  2. Vanessa

    Ai tempi i Misilmeresi presero i carabinieri, gli tagliarono le teste e ci giocarono a bocce in piazza comitato. Misilmeri venne cancellata dai libri di storia, e ricompare nel famoso romanzo di Natoli: Coriolano della foresta; Misilmeri covo di briganti dove la gente per andare ad Agrigento faceva tutto un giro per evitare di passare da queste zone ed essere depredati. Praticamente anche nella storia ci siam fatti conoscere.

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  3. Francesco

    Onore ai caduti...
    Se ci fosse una manifestazione al giorno con personalità importanti, Misilmeri sarebbe uno dei paesi più puliti. La mia non è una critica...ma sappiamo fare solo le cose di facciata.
    Per vedere la strada del cimitero pulita occorreva questa giusta ricorrenza...I chiacchere su chiacchere ma i maccarruna inchinu a panza.

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  4. WL

    E' vero che dopo il 1860 le corriere Palermo-Agrigento venivano spesso assalite e depredate. Ma perche' accadeva questo e perche' proprio dopo l'unita' d'Italia ?
    Una delle cose che sconvolse il sud Italia con l'arrivo del dei piemontesi fu l'introduzione della leva militare obbligatoria, cosa sconosciuta specialmente in Sicilia. La leva durava 5 anni e si svolgeva essenzialmente al confine con l'Austria. La forza deigiovani sicilani e del sud Italia erano essenziali per il sostentamento delle famiglie. Allora si lavorava per mangiare quel giorno.
    Cosi' molti ragazzi si diedero alla macchia, e vivevano nelle campagne, nei boschi. Questi a poco a poco iniziarono a raggrupparsi per condividere la loro vita di fuggiaschi. Alcuni di essi per vivere iniziarono una vita da briganti. Nacque cosi' il brigantaggio del sud.
    Probabilmente a quel tempo forse anche io mi sarei dato alla macchia, ...5 anni di leva obbligatoria.
    Ecco che molti iniziarono ad odiare l'Italia, e con essa le forze che la rappresentavano cioe' i carabini,... che dal canto loro stavano soltando cercando di far nascere uno stato.

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  5. Ciro Costanza

    CHIUNQUE E QUALUNQUE SICILIANO AVESSE UN BRICIOLO DI DIGNITA' NON DOVREBBE ASSOLUTAMENTE RICORDARE QUEL GIORNO...NOI SIAMO STATI INVASI, DEPREDATI, ASSASSINATI, FERITI NELL'ONORE E PER DIRNE UNA CI E' STATO VIETATO DI STUDIARE PER 15 ANNI...LE NOSTRE SCUOLE SONO STATE CHIUSE..-IL REGNO DELLE DUE SICILIE ERA UNO DEI PIU' RICCHI D'EUROPA E I NOSTRI SOLDI SONO STATI LETTERALMENTE RUBATI DA QUEL LADRO DI GARIBALDI COADIUVATO DA QUELL'ASSASSINO DI BIXIO PER PAGARE IL DEBITO PUBBLICO DEI PIEMONTESI...INTERE FABBRICHE COME L'ACCIAIERIA DELLA MONGIANA E' STATA LETTERALMENTE SMONTATA E RIMONTATA A CUNEO....PERCHE'? PERCHE' IN CALABRIA ERA IN ZONA MONTUOSA E L'HANNO SPOSTATA A CUNEO CHE INVECE E' A MARE????? SIAMO STATI PRIVATI PER LUNGHISSIMI ANNI DELLA LIBERTA' E OGGI SENZA QUELLA PUTTANATA DELL'UNITA' D'ITALIA LE COSE FORSE SAREBBERO DIVERSE...CON I NOSTRI SOLDI OLTRE A RIPIANARE IL LORO DEBITO PUBBLICO LI HANNO USATI PER COSTRUIRSI LE FERROVIE, IL PORTO DI GENOVA LO HANNO COSTRUITO SMONTANDO I PEZZI DI UN PORTO DEL REGNO DELLE DUE SICILIE...IN PRATICA SIAMO PASSATI DA PADRONI A SCHIAVI.
    IL REGNO DELLE DUE SICILIE VANTAVA 4 UNIVERSITA' ED IL NUMERO PIU' ALTO DI STUDENTI UNIVERSITARI.
    L'ARROGANZA DEI CARABINIERI ERA BESTIALE E TI ARRESTAVANO PER IL SOLO FATTO CHE NON SAPEVI PRONUNCIARE UNA FRASE IN PIEMONTESE..LE SUPICCHIARIE CHE HANNO FATTO AI CITTADINI FORTI DELLA LORO AUTORITA' E DIVISA SONO INNOMINABILI... I CARABINIERI DI ALLORA ERANO VISTI COME INVASORI E SOLDATI DI UN REGNO CHE SI ERA PREFISSO DI PORTARE LA LIBERTA' ED INVECE E' STATO SOLO OPPRESSORE.
    QUEI CARABINIERI DI ALLORA NON C'ENTRANO NULLA CON QUELLI ODIERNI OVVIAMENTE CHE HANNO LA SOLA COLPA DI NON CONOSCERE LA STORIA.
    RICORDIAMOCI CHE ANCORA OGGI ABBIAMO VIE INTITOLATE AD ASSASSINI COME NINO BIXIO... E VI INVITO A LEGGERE LA NOVELLA "LIBERTA'" DI G. VERGA.

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    1. WL

      Concordo con Ciro.
      Ricordo anche di leggere il libro di mons. Romano, Misilmeri nella rivolta del 1867, molto istruttivo perche' prima riporta la situazione del sud Italia prima e dopo l'unita' d'Italia, per poi parlare della situazione misilmerese e arrivare alla rivolta.

      Caro Ciro, leggere pero' i tuoi post scritti tutto in maiuscolo e' poco agevole. Uno scritto tutto in stampatello maiuscolo aumenta il rapporto scuro/chiaro, ... e l'intellegibilita' del testo diminuisce di molto.

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  6. Franco

    La triste verità è che siamo ancora un territorio occupato e i savoia hanno rovinato quel che c'era di buono in questa terra. In quel frangente i militari erano il braccio armato di un governo di occupazione.

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  7. Francesco

    Ma che vergogna... ancora oggi raccontare la storia al contrario...

    leggete... informatevi... almeno domandatevi PERCHE' morirono 42 carabinieri...

    http://web.tiscali.it/misilmeri/rivolta2.htm

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  8. BALUBA

    Chi ha scritto l'articolo confonde la rivolta con la rivoluzione. Sono due cose diverse. Quella di misilmeri fu una rivolta non una rivoluzione, ossia un moto istintivo e privo di una solida organizzazione. Per il resto ciascuno commenta come meglio gli aggrada: il blog ha sostituito i cessi pieni di scritte dei gabinetti pubblici.

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    1. Vespro

      Baluba grazie della precisazione e benvenuto al cesso. A volte è difficile sopportare voci differenti. Per quanto tristi si può essere per quelle morti non lo saremo mai abbastanza per quello che ha sopportato il popolo siciliano. Infine ringraziamo i piemontesi per aver contribuito alla nascita e allo sviluppo di quello che chiamiamo mafia.

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