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Rosario Rizzolo: Fase 2, adesso il paese deve ripartire

“Questa esperienza, per quanto dura e difficile, non deve essere dimenticata”

Rosario Rizzolo: Fase 2, adesso il paese deve ripartire

18 maggio! Siamo alla fase due

Dal 10 marzo dall’inizio del lockdown che ha visto le nostre vite totalmente cambiate.

Sono passati due mesi; impauriti ed angosciati abbiamo visto e riconosciuto la sofferenza scolpita nei volti di tanti di noi, pervasi da un senso di smarrimento e di incredulità, ma soprattutto in preda all’incertezza e desiderosi di comprendere cosa ci riserva il futuro. Imprenditori, commercianti, liberi professionisti, dipendenti di aziende privati di vari comparti, lavoratori precari, tutti a cercare di capire come poter ricominciare e come programmare il futuro.
In questi mesi si sono sentiti proclami, parole bellissime, gare di solidarietà nascoste o sbandierate, valanghe di miliardi disponibili per fare in modo che nessuno ‘resti indietro’ e promesse di ogni genere. Ma questa è teoria, nella pratica ad oggi, al di là dei piccoli sussidi, non mi pare che di concreto sia stato fatto nulla di serio ed importante per rimettere in moto il ‘Paese reale’ che, peraltro, già attraversava una fase di rallentamento economico che durava da parecchio tempo e con un Mezzogiorno messo ancor peggio. Il Coronavirus ha fatto il resto.
Un colpevole, comunque, si trova sempre: il sistema bancario, le procedure, le regioni, l’inefficienza delle amministrazioni e quant’altro; e se poi c’è bisogno l’odiata burocrazia, comodo attaccapanni, sempre chiamata in causa. Francamente, a volte, avverto la sensazione che le norme stesse siano concepite proprio per non funzionare o per prendere tempo in attesa del miracolo: di fronte a provvedimenti così farraginosi anche l’uomo della strada intuisce che non è solo un problema di burocrazia, che pure avrà le sue colpe, tranne quella di legiferare.
Tutti abbiamo la consapevolezza che siamo in un momento molto delicato e non è scontato che da questa crisi ne usciremo migliori. Chi resta indietro, chi perde le proprie certezze, chi rimane disoccupato, chi ha dato fondo ai risparmi che aveva accumulato, chi non riaprirà la propria attività, non sarà migliore solo perché è rimasto vivo, ma sarà migliore se riuscirà a riconquistare uno spazio e un ruolo che lo faccia sentire sicuro e lo tuteli nella propria dignità di uomo e di lavoratore, sarà migliore se non dovrà inseguire sussidi ed elemosina, sarà migliore se troverà una mano tesa e non mille proclami. C’è una società da ricostruire per noi e per chi verrà.
Dobbiamo riempire di contenuti il mantra che ci ha accompagnati in questi mesi “andrà tutto bene”: a volte le parole curano, altre volte invece sanno di beffa. Ci siamo sforzati di rispettare le regole che ci sono state imposte e direi che tutto sommato, tranne qualche sbavatura, siamo stati responsabili. Ne usciremo!, ma in questo momento serve l’impegno comune e solidale di tutti, oltre al senso di responsabilità. Serve una solidarietà vera, dobbiamo fare appello a tutte le nostre forze non solo per sopravvivere, ma per tornare a vivere e superare le avversità che la vita non ci risparmia.
Questa esperienza, per quanto dura e difficile, non deve essere dimenticata, deve restare scolpita nella nostra memoria, ma al tempo stesso deve essere accompagnata dalla volontà forte di costruire una comunità solidale e dalla voglia di convertire i bisogni individuali in mete collettive; la storia e l’esperienza dimostrano che il futuro più luminoso si prepara proprio trasformando ogni crisi in opportunità.
Da cristiano impegnato, mi piace concludere questa breve riflessione con le parole che l’apostolo Paolo inviava alla comunità di Corinto: “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”. Ora è il tempo della solidarietà, ma soprattutto della responsabilità istituzionale, individuale e collettiva, presupposto indispensabile per non perdere nessuno lungo il cammino, che comunque si prefigura molto complicato.

Rosario Rizzolo

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1 Commento

  1. Ciro Costanza

    Matteo 25:35
    Perché ebbi fame, e mi deste da mangiare; ebbi sete, e mi deste da bere; fui forestiere, e m’accoglieste;
    Caro Rosario a buon intenditor.....

    Mi Piace(4)Non Mi Piace(3)
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