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Tempo di Carnevale… Riuscite a risolvere gli indovinelli?

Tracce di memoria – La rubrica di Giuseppe Giordano

Tempo di Carnevale… Riuscite a risolvere gli indovinelli?

Collocato in un periodo critico del ciclo stagionale – quello che segna il passaggio dall’inverno alla primavera – il Carnevale ancora oggi nelle società tradizionali presenta complessi e articolati rituali volti a celebrare il tempo della transizione. Musiche e canti, azioni coreutiche, maschere, oggetti simbolici e alimenti contribuiscono a rappresentare il passaggio dal “vecchio” al “nuovo”, dalla morte alla vita. Il tempo del Carnevale costituiva inoltre una pausa votata al divertimento e alle licenze di ogni genere, prima del lungo periodo quaresimale in cui ogni eccesso era socialmente proibito (si pensi per esempio alla chiusura dei teatri o ai divieti imposti ai musicisti ambulanti, o alle astinenze da particolari cibi). Sebbene ancora oggi persistano un po’ ovunque elementi connessi a questi antichi rituali legati al ciclo agro-pastorale (maschere, inversione di ruoli, licenze nei comportamenti e nell’uso verbale), tuttavia il senso della festa è notevolmente mutato assumendo anche significati, per certi versi, distanti dall’originario impianto cerimoniale.

Anche quanto accadeva a Misilmeri fino agli anni Sessanta circa del secolo scorso si inseriva nel quadro di una ritualità arcaica rimasta perlopiù immutata fino ad allora. Il Carnevale era un tempo “altro” in cui anche nel nostro paese ci si poteva permettere qualche licenza. Si organizzavano feste a ballo (i ballitti) in cui eccezionalmente era permesso il ballo fra uomini e donne (e non solo fra coppie di fidanzati). Suonatori di mandolino, chitarra, fisarmonica e friscalettu erano di norma impegnati nell’animare serate organizzate presso qualche abitazione o, più tardi, all’interno di garage, soprattutto negli ultimi giorni del Carnevale (dal Giovedì al Martedì Grasso)

I ragazzi si divertivano a pensare e mettere in atto gli scherzi più simpatici: dal segnare col gesso (in seguito sostituito dalle bombolette di schiuma) gli abiti di bambini e adulti disegnando delle strisce dette calò, al rubare scope e bastoni lasciati dinanzi alle abitazioni, o a lanciare addosso i pittiddi (coriandoli) o i cuppiteddi (carta arrotolata a forma conica con una spilla in punta). I racconti degli anziani informano che dagli scherzi nessuno era esente, e qualche bambino più furbetto talvolta riusciva persino ad annodare la veste talare del parroco alla sedia su cui stava seduto, facendolo in seguito alzare con una scusa qualunque fra le risate dei presenti. Gli adulti rispondevano agli scherzi dei mascarati ponendo loro degli indovinelli (nnuvini) spesso dalle forme ironiche e pieni di doppi sensi. Si diceva infatti, a Carnalivari ogni scherzu vali.

L’azione più ricorrente messa in atto solitamente il martedì grasso era la pantomima del Nannu e della Nanna di Carnalivari. Si preparavano dei fantocci, con abiti imbottiti di paglia o stoppa, aventi le sembianze di un vecchio e di una vecchia e messi a sedere attorno a un tavolo allestito in strada già dalle prime ore del mattino. Di norma a partire dal tardo pomeriggio o la sera il Nannu veniva poi disteso su un cataletto, rappresentandolo morto per una insolita abbuffata di cibo. Accanto al Nannu si sistemava su una sedia il fantoccio della Nanna ora ammantata di nero. A questo punto entravano in scena parenti e amici del vicinato, vestiti “a lutto” per piangere il Nannu in maniera ironica e divertente. Dopo averne celebrato il funerale, talvolta anche con un finto corteo funebre, qualcuno leggeva l’atteso testamento (u tistamentu ru nannu), in cui erano elencate pubblicamente trasgressioni (di ordine erotico o morale) di membri della comunità locale (di norma del quartiere), difetti fisici di persone del luogo, sbagli compiuti durante l’anno trascorso e inoltre si stabiliva ironicamente e con rime scurrili e dal gusto triviale la divisione dei beni posseduti dal defunto, lasciando “a mani vuote” qualcuna fra i vicini. Al termine della lettura, mentre il fantoccio veniva bruciato sulla strada gli abitanti del quartiere distribuivano bevande (soprattutto vino e rosolio) e dolciumi precedentemente preparati, fra cui le tradizionali cuddureddi che per l’occasione potevano anche essere ripiene di stoppa o bambagia. Anche i cannoli – che oggi troviamo praticamente tutto l’anno nelle pasticcerie – erano dolci tipici del Carnevale, insieme al bianco mangiare guarnito di cioccolato e paparina (zuccherini colorati).

I parroci del luogo – come da antica tradizione siciliana tuttora in uso in quasi tutti i paesi dell’Isola – tendevano a contenere e rimediare agli abusi del periodo celebrando le solenni Quarantore, seguendo una precisa turnazione fra le chiese del paese che stabiliva la conclusione negli ultimi tre giorni del Carnevale nella Chiesa Madre. Oggi, anche questa consuetudine a Misilmeri purtroppo è andata in disuso!

A proposito di indovinelli di Carnevale, provate a indovinare questi (la redazione di Misilmeri blog avrà cura di fornire le risposte esatte!)

  1. Nta l’acqua nasci, nta l’acqua pasci, virennu l’acqua iddu spirisci.
  2. Lu iornu chini e la notti vacanti
  3. Luigi l’ha davanti, Paolo l’ha di dietro. Come fa il povero Pietro che non l’ha né davanti né di dietro?
  4. Na coscia cca e na coscia ddà mmenzu cc’è lu quaquaraquà idda m’arrisi e io cci la misi. E si idda un m’arrirìa iu mancu cci la mittia

 

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7 Commenti

  1. Alessio

    Complimenti Giuseppe per l'articolo molto interessante, per gli indovinelli devo ammettere che non ho idea! ahahah

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  2. Gianni La Barbera

    Quello della pentola che bolle non me la ricordavo!
    Per rinfrescare la memoria ve ne propongo alcuni, fiero di scrivere nella nostra lingua Madre (anche con qualche errore).
    1) Curru currennu, chiantu un chiovu, u chiovu u lassu, u purtusu mu portu.
    2) A ura di necessità, c'à 'nfilassi a to Mà?
    3) Tunnu rurunnu, bicchieri senza funnu, bicchieri non é, indovina che cos'é?
    4) Acchiananu cincu e scinninu quattru.
    5) È una cosa comu 'na rosa, rosa non é, indovina che cos'é?
    6) Vinni u Re di Spagna, purtau 'na cosa magna, a Regina ci piaciu, tutta mmucca sa mittiu.
    7) Mmenzu ru muntagneddi scurusi, nesci un monaco chi va iccannu vuci.
    8) A trasu tisa e a nesciu muscia.

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