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Al cinema King, lo spettacolo “Lu Prituri” per ricordare Rocco Chinnici

Al cinema King, lo spettacolo “Lu Prituri” per ricordare Rocco Chinnici

Ai fini della divulgazione per la conoscenza sull’eccezionale operato svolto dal Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, nostro illustre concittadino e Medaglia d’Oro al Valore Civile,sabato 25 febbraio alle ore 10,00 al cinema King di Misilmeri,andrà in scena lo spettacolo teatrale“Lu Prituri”.

La manifestazione ha un valore particolare in quanto sarà realizzata,con il patrocinio della Fondazione Rocco Chinnici,a favore degli studenti della Scuola Media Cosmo Guastella.

Il progetto si snoda su diverse ramificazioni,la prima delle quali prevede l’interpretazione sul palco della storia dell’Uomo Chinnici,fornendo uno spaccato della sua vita privata e familiare,subito dopo si passa alla storia del Magistrato impegnato in una lotta senza quartiere alla mafia ed infine si narra del barbaro assassinio  nel quale fu coinvolto assieme agli uomini della sua scorta:il Maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi , l’Appuntato Salvatore Bartolotta ed il portiere dello stabile Sig. Stefano Li Sacchi.

Per la realizzazione dell’Opera siamo andati a ritroso nel tempo riscoprendo la storica figura del “Cantastorie”.

Una volta i “menestrelli” arrivavano nelle nostre piazze,srotolavano un quadro con diverse scene dipinte ed incantavano gli astanti con storie di personaggi onestamente non sempre in linea con la regnante legalità del tempo. E bisogna dire che i nostri nonni e genitori spesso si ritrovarono ad applaudire. Oggi invece si vuole che le nuove generazioni ascoltino  ed apprezzino attraverso il canto dei “menestrelli” la storia di veri Eroi caduti per difendere la legalità e le Istituzioni.

Interverranno all’incontro con gli studenti:

Il Presidente della Fondazione Rocco Chinnici Gen. Dott. Antonino Rametta

L’Avvocato Giovanni Chinnici

Il Sindaco di Misilmeri Piero D’Aì

L’Assessore alla Cultura Domenico Di Palermo

L’Assessore alla Pubblica Istruzione Angelo Gambino

Si ringraziano:

La Dirigente dell’Istituto Cosmo Guastella  Dott.ssa Rita La Tona

L’Associazione Culturale Misilmeri è Viv@

Il Comune di Misilmeri

Ai fini di una sempre maggiore conoscenza del pensiero e del lavoro svolto dal Consigliere Chinnici invio per la pubblicazione la seguente intervista rilasciata dal Magistrato pochi mesi prima di morire. Si evince chiaramente la profonda conoscenza che Egli aveva acquisito del fenomeno mafioso,la Sua straordinaria capacità di analisi e la struggente consapevolezza di essere nel mirino senza per questo arretrare mai.

Giovanni Furnari

Da “I Siciliani”marzo 83

Intervista al Giudice Istruttore Rocco Chinnici

SIGNOR GIUDICE,Lei ha ricevuto minacce di morte?

L’interlocutore sorride e per un attimo resta a guardarci con curiosità come se noi avessimo posto una domanda per scherzo. Sembra quasi voglia capire fin dove la nostra domanda possa essere ritenuta candida e non ci sia invece una punta di impercettibile sarcasmo. Continua a sorridere,però amabilmente. Fa un gesto interrogativo a sua volta e risponde con una domanda:”Lei che ne pensa?”

Stiamo parlando con il Giudice Istruttore di Palermo,Dott. Rocco Chinnici. Siamo a Siracusa in una giornata di sole e di vento subito dopo la conclusione del convegno”I giovani siciliani contro la mafia”. Siamo usciti da un teatro che era gremito da almeno duemila studenti,abbiamo ancora negli orecchi e soprattutto nell’anima,migliaia,decine di migliaia di parole che abbiamo ascoltato,talune inutili,altre retoriche,altre sinceramente appassionate,altre infine serie e importanti. Parole di giovani che hanno espresso il loro pensiero sulla mafia,sulla necessità di una lotta che va condotta anzitutto nelle coscienze,sui metodi stessi della lotta. In Sicilia negli ultimi mesi ci sono stati decine di convegni  del genere,in cui sono state spese milioni di parole,quasi sempre le stesse. E’ come se tutta la società siciliana urlasse il suo sdegno,il suo dolore,la sua ribellione alla violenza mafiosa. Ma nella realtà tutto appare retorico:che i siciliani siano onestamente,disperatamente contro la mafia,è chiaro e saputo. Bisogna capire,e ancora stiamo cercando di capire,come i siciliani possano essere contro la mafia,con quali idee,con quali proposte,con quale intransigenza. Soprattutto i giovani. In questo stato d’animo continuiamo il nostro discorso con il Giudice Chinnici,uno dei magistrati che più acutamente,con maggiore intelligenza anche giuridica,sta cercando di condurre la sua lotta. E’ un uomo che non indietreggia. Sa che ogni giudice è nel mirino della mafia e sa esattamente che,se vuole continuare ad essere giudice,cioè a campare con la sua intatta dignità di magistrato e di uomo,deve accettare questo pericolo.

-Giudice Chinnici,la mafia ha colpito ancora una volta e sempre con l’identica ferocia,un altro magistrato,Ciaccio Montalto,un magistrato che da anni era in prima linea nella zona di fuoco di Trapani,per la quale passa buona parte del contrabbando di droga. Era un giudice che sapeva di poter essere assassinato. Perché allora si è fatto cogliere solo e indifeso? Anche Terranova e Costa vennero colti soli e indifesi,ma erano altri tempi. Sono trascorsi due anni ma è come se fossero trascorsi due secoli. Perché Ciaccio Montalto si è fatto cogliere così indifeso?

Rocco Chinnici:”E’ una domanda difficile. Io opero in una sede giudiziaria diversa e quindi anche in un contesto diverso. Per quanto riguarda la protezione fisica del magistrato posso dirle che negli ultimi tempi a Palermo sono stati compiuti notevoli progressi: ci sono diverse auto blindate a disposizione, e sono anche molti gli uomini disponibili per la scorta armata. Comunque sufficienti.  E’ difficile ogi ammazzare un giudice a Palermo, o comunque ucciderlo come è stato ucciso Ciaccio Montalto.  Per quanto io sappia anche a Trapani ci dovrebbe essere un’auto blindata a disposizione dei magistrati. Si tratta ora di capire perché non venne utilizzata.”

-A parte l’auto blindata,resta il fatto che il giudice assassinato era solo,senza scorta.

R.C. “Spesso accade che un giudice,da solo,abbia più mobilità,più possibilità quindi di sfuggire a un agguato. Ma queste sono ipotesi. Io conoscevo Ciaccio Montalto per il suo coraggio e soprattutto per l’impegno che egli poneva contro la criminalità politica. Per lui non solo il terrorismo,ma anche la mafia era criminalità politica. Ebbi occasione di discutere questo aspetto del nostro lavoro pochi giorni prima che fosse assassinato,proprio al convegno di coordinamento fra  magistrati impegnati in questo tipo di lotta. Ed era soprattutto un magistrato il quale credeva in una profonda riforma dei metodi di lotta alla mafia. Era convinto che uno strumento essenziale di lotta alla mafia fosse la cosiddetta legge La Torre. La mafia ne avrebbe subito un colpo mortale”.

Ecco,giudice,ma secondo lei che ogni giorno si ritrova dinnanzi questa forza oscura e crudele che sembre onnipossente nella nostra società,cos’è realmente la mafia?

R.C.”Potrei darle un semplice giudizio storico,e dirle che da 150 anni ci trasciniamo questo fenomeno mortale nato fondamentalmente dalla necessità di difendere comunque la proprietà,e dunque anche il privilegio,contro qualsiasi stravolgimento della società dal banditismo, alle scorrerie dei briganti,alla miseria dei contadini che si trasformavano in predoni,alla stessa evoluzione della società. La mafia è sempre stata reazione,conservazione,difesa e quindi accumulazione della ricchezza. Prima era il feudo da difendere,ora sono i grandi appalti pubblici,i mercati più opulenti,i contrabbandi che percorrono il mondo e amministrano migliaia di miliardi. La mafia dunque è tragica,forsennata,crudele vocazione alla ricchezza”.

E in questa definizione,in questa immagine è possibile inserire l’ipotesi di un connubbio costante tra mafia e politica?

R.C.”La mafia stessa è un modo di fare politica mediante la violenza,è fatale quindi che cerchi una complicità,un riscontro,un’alleanza con la politica pura,cioè praticamente col potere. Se lei mi vuole chiedere come questo rapporto di complicità si concreti,con quali uomini del potere,con quali forme di alleanza criminale,non posso certo scendere nel dettaglio. Sarebbe come riferire della intenzione o della direzione delle indagini”.

-Nella intervista resaci il mese scorso dalla figlia del Gen. Dalla Chiesa,la giovane donna affermò senza mezzi termini che l’assassinio del padre era stato un fatto politico e che anche il dopo assassinio viene manovrato da una sorta di grande puparo politico,una specie di grande vecchio della mafia,in altre parole un burattinaio che tira le fila della mafia. Può essere che egli sia a Palermo,può essere che sia a Roma. Lei è d’accordo?

R.C.”Non so in quale contesto Rita Dalla Chiesa situi questo personaggio,a quale livello di potere,e con quali interessi. Non basta una definizione del genere. Bisognerebbe chiarire o comunque approfondire questo pensiero. Una cosa è certa,e su questo sono d’accordo con Rita Dalla Chiesa:esiste una connessione profonda tra mafia e politica,e può anche essere che l’assassinio del prefetto sia soprattutto un delitto politico. Può essere,ripeto,ma non è detto che lo sia! E’ stato detto tutto e il contrario di tutto,anche che Dalla Chiesa è stato ucciso perché oramai sapeva troppe cose,oppure perché voleva fare troppe cose. Per ogni ipotesi può cambiare il mandante”.

Ecco,torniamo alla legge La Torre. Lei ritieni veramente che essa abbia questa straordinaria validità che molti magistrati le attribuiscono?

R.C.”Senza dubbio! La legge antimafia recentemente approvata è certamente uno strumento di eccezionale validità,soprattutto se utilizzata con vigore,lucidità,intelligenza e implacabile decisione. Essa permette infatti l’uso di mezzi e strumenti che possono colpire il mafioso nel cuore stesso della sua attività: le indagini nelle banche,il controllo sugli appalti e sub-appalti. C’è un’altra norma particolare e importante che mette in condizione il magistrato di procedere contro il criminale per il semplice reato di associazione mafiosa,quando un cumulo di affari e di solidarietà a delinquere possa configurare questo particolare tipo di reato. Insomma nel passato,ras mafiosi notoriamente riconosciuti come tali e coinvolti in tutti i loschi affari,riuscivano quasi sempre a sfuggire alla giustizia per la mancanza o la certezza delle prove. Molti mafiosi che erano sicuramente autori degli omicidi imputati riuscivano a cavarsela con un’assoluzione dubitativa. Non solo tornavano in libertà,ma il loro prestigio risultava sempre accresciuto. Ora c’è la possibilità di incriminarli egualmente per il reato di associazione mafiosa che consente quanto meno di paralizzare la violenza dell’individuo e portarlo dinnanzi alla giustizia. Ma onestamente la sola legge La Torre non basta a contenere il fenomeno mafioso e aggredirlo in tutte le sue manifestazioni:abbiamo bisogno di mezzi che non siano soltanto giuridici,ma debbono essere anche strumenti concreti di lotta, intendo dire l’aumento dell’organico nelle varie sedi giudiziarie,l’aumento degli stessi organici di polizia giudiziaria attualmente insufficienti a far fronte alle necessità. Basti dire che gli organici giudiziari di Palermo sono gli stessi di quindici anni fa al cospetto di una criminalità organizzata che ha moltiplicato invece la sua potenza. Infine è necessario istituire la banca dei dati,ed è questa una drammatica necessità che abbiamo rappresentato anche al Capo dello Stato proprio in occasione dei funerali del povero Ciaccio Montalto. Oramai  la mafia ha ramificazioni in tutta Italia, conseguenza di quella sciagurata politica del confino,che non solo non eliminava il mafioso dalla società,ma lo metteva in condizione di inquinare un territorio fin’allora sano della nazione. Spedire un mafioso in Toscana,o Piemonte,o Veneto e pensare che se ne stesse quieto a fare il bravo cittadino fu una illusione micidiale. Il mafioso resta tale in qualsiasi tempo e contrada e dovunque egli si trovi continuerà a esercitare la sua attività criminale. Se non ha alleanze,se le trova,se non ha complici li cerca. Inquina,ammala,contagia. Con l’istituto del confino abbiamo esportato la mafia in tutto il Paese e quindi esiste la necessità di uno strumento più moderno,appunto la banca dei dati,che metta in condizione di sapere istantaneamente chi sono i personaggi implicati nei vari delitti mafiosi e quali eventuali collegamenti possano esserci fra di loro. Lo Stato deve intervenire concretamente e con spirito moderno anche nella struttura tecnica della lotta. Finora è stata fatta quasi sempre soltanto accademia. Viviamo in una società malata di cui non conosciamo le proporzioni della malattia,la gravità,le dimensioni del contagio. Pensi che,dopo tanti anni,abbiamo potuto capire che i miliardi sperperati mafiosamente nel Belice non erano soltanto due ,ma otto. E forse i conti dovranno ancora crescere”.

-Crede in una legge sul mafioso pentito,cioè una legge che possa dare gli stessi risultati di quella sul terrorista pentito?

R.C.” Io non credo al pentimento del mafioso. Il mafioso è un personaggio diverso dal terrorista. Il mafioso è un individuo che si porta appresso da sempre la vocazione alla violenza e al crimine. Non ha senso morale e quindi non può avere pentimento. Tuttavia può esserci un mafioso che sapendo di essere stato condannato a morte da un gruppo avversario,per scampare alla condanna si aggrappi disperatamente all’unica forza possibile che possa proteggerlo,cioè proprio allo Stato e alla Giustizia che ha sempre disprezzato. La Giustizia è la sua ultima spiaggia. In tal senso può essere utile e opportuno prevedere una congrua diminuzione di pena per un mafioso il quale sia deciso  a contribuire alla Giustizia purchè naturalmente il suo contributo sia effettivo e valido. Ben venga quindi una legge sui mafiosi pentiti. Non premierà una redenzione morale ma una collaborazione dettata dal terrore. Ma tutto è utile per lottare la mafia”.

-il giudice Ciaccio Montalto è stato ucciso prima ancora di concludere delle indagini decisive sul contrabbando della droga,cioè di avere elementi decisivi che si sarebbe portato appresso nella sua nuova sede di Firenze. Qual è stata la reazione dei giudici del trapanese:rassegnazione,collera,impotenza,paura?

R.C.”Paura e rassegnazione mai. Dalla morte del loro collega i giudici di Trapani hanno tratto motivo umano e morale per continuare,anzi per accanirsi maggiormente nella lotta e proseguire le indagini in tutte le direzioni. La reazione a Trapani è stata la stessa  che ha praticamente esaltato i giudici di Palermo dopo le ultime terrificanti imprese della mafia nella capitale. Questo è un messaggio onesto e chiaro e cosciente che posso lanciare alla mafia: noi giudici siciliani non ci arrenderemo mai. Non avremo mai rassegnazione o paura. Per ognuno che cade ce ne sono altri dieci disposti a proseguire con maggiore impegno,coraggio,determinazione”.

-Nel suo intervento dinnanzi all’assemblea dei giovani studenti di Siracusa lei ha voluto soprattutto sottolineare il pericolo della droga. Anche questo vuole essere un messaggio?

R.C.”Io credo nei giovani. Credo nella loro forza,nella loro limpidezza,nella loro coscienza. Credo nei giovani perché forse sono migliori degli uomini maturi.,perché cominciano a sentire stimoli più alti e drammaticamente veri. E in ogni caso sono i giovani che dovranno prendere domani in pugno le sorti della società,ed è quindi giusto che abbiano le idee chiare. Quando io parlo ai giovani della necessità di lottare la droga,praticamente indico uno dei mezzi più potenti per combattere la mafia. In questo tempo storico infatti il mercato della droga costituisce senza dubbio lo strumento  di potere e guadagno più importante. Nella sola Palermo c’è un fatturato di droga di almeno quattrocento milioni al giorno, a Roma e Milano adirittura di tre o quattro miliardi. Siamo in presenza di una immane ricchezza criminale che è rivolta soprattutto contro i giovani,contro la vita,la coscienza,la salute dei giovani. Il rifiuto della droga costituisce l’arma più potente dei giovani contro la mafia.”

-Le rifacciamo la domanda:Riceve molte minacce,ha paura?

Nemmeno stavolta il giudice Chinnici risponde. Il sorriso è lo stesso di prima,enigmatico,con una punta impercettibile di ironia,forse di malinconia. E’ un uomo,e come qualsiasi essere umano non può non avere paura. Ma è anche un giudice con l’orgoglio,la coscienza morale di essere un giudice. Cioè un uomo che agisce sempre nel nome del popolo,una moltitudine senza fine che è però un’entità astratta. Un giudice,soprattutto un giudice siciliano in Sicilia.è anche sempre un uomo solo. Orgogliosamente solo.

Lillo Venezia

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5 Commenti

  1. MIAU

    Veramente toccante l'intervista pubblicata dal Maestro Furnari, ogni singola parola pronunciata dal Giudice Rocco Chinnici meriterebbe una profonda riflessione da parte di ognuno di noi...mi chiedo come si possa rimanere indifferenti...e mi stupisce il fatto che quest'articolo non abbia ancora ricevuto alcun commento...mah...probabilmente non si ha abbastanza tempo da poter dedicare ad una lettura così estesa. O forse su certi argomenti si preferisce tacere? A me è servito a poter apprezzare ancor di più il Grande Magistrato ..ma ancor prima il Grand' Uomo quale è stato Rocco Chinnici...

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  2. MISILMERI LIBERA

    Non rimane altro che fare i complimenti al maestro G. Furnari e quanti hanno partecipato a questa lodevole iniziativa . Far conoscere alle nuove generazioni il lavoro che ha svolto il magistrato Rocco Chinnici in quel periodo dell'inizio degli anni 80 , dove a Palermo c'era quasi un morto al giorno . Oggi c'è da dire che quei tempi sono lontani , esiste una mafia diversa dall'ora non più stragista ma sempre comunque pericolosa . La legge sui pentiti e la legge Rognoni La Torre ha messo in ginocchio con la cattura di molti mafiosi , colpendo anche i loro patrimoni illegalmente messi sù.Oggi conviene ricordare il magistrato Rocco Chinnici perchè oltre ad essere un nostro concittadino , è stato colui che ha fatto da apripista istituendo quel POOL ANTIMAFIA assieme al giudice Caponnetto nella dura lotta ai mafiosi . Per quanto riguarda il commento di sopra dico semplicemente che non bisogna mai abbassare la guardia perchè il male ( la mafia) è dietro l'angolo .Un grazie ancora al maestro G.Furnari.

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  3. ciro costanza

    davvero un momento toccante ricordare il GIUDICE Chinnici e non posso non fare i miei piu' sentiti complimenti a MISILMERI E' VIVA, a Giovanni furnari, alla fondazione Chinnici e a quanti hanno partecipato.
    Lodevole la dott.ssa La Tona che e' venuta apposta da palermo e lodevoli GLI INTERVENTI DEL SINDACO D'AI', DELL'ASSESSORE DI PALERMO E DELL'ASSESSORE GAMBINO.
    Incontri come questo in effetti non possono e non devono essere disertati da nessuna amministrazione...la legalita' e' la base su cui si fonda IL DIRITTO E LA DEMOCRAZIA...senza di essa vige l'anarchia!!!

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  4. Giovanni Furnari

    @Miau e MISILMERI LIBERA
    Grazie di cuore
    @Ciro Costanza
    Amara ironia amico mio.
    Purtroppo non ci si rende conto di quanto sia importante dare l'esempio ai nostri ragazzi.Così come non si comprende che le Istituzioni con la loro assordante assenza potrebbero aver dato il seguente devastante messaggio:non è importante.A onore del vero era presente il Vice -Sindaco,Prof.Gambino,che ringrazio,il quale si è sottoposto volentieri alle domande degli studenti.Degli altri neanche l'ombra.
    Ma il mio plauso incondizionato va ai giovani alunni.Non c'è stata una sola domanda banale.Un grazie sentito all'Avvocato Giovanni Chinnici,il quale evidentemente avvezzo a tale tipo di incontri,è entrato subito in sintonia con gli studenti e si è creato una sorta di ideale ping-pong con domande e risposte dirette tra lui e i ragazzi.Grazie anche al Gen.Rametta,Presidente della Fondazione,che rispondendo ad una precisa domanda ha spiegato come si combatte realmente la mafia anche con i gesti di ogni giorno.
    Grazie alla Preside Prof.Rita La Tona per la sensibilità e grazie ai ragazzi di Misilmeri è Viv@ i quali,va detto,non si risparmiano mai.
    Grazie agli insegnanti tutti per avere preparato così bene i nostri figli.E bisogna dare atto ai nostri giovani ed alle loro famiglie di provenienza di avere svolto un buon lavoro, per il nostro futuro.Hanno riempito a tutti i partecipanti al dibattito il cuore di gioia,con le loro domande di sana ed intelligente curiosità,con i loro pungenti e costruttivi quesiti.Grazie di cuore

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  5. MIAU

    Aprrendo solamente adesso, con profonda delusione, che il sindaco di Misilmeri Piero D'Aì non ha presenziato all'evento dedicato alla legalità nelle scuole, splendida iniziativa mirata a far conoscere sia attraverso l'opera "Lu Prituri" del Maestro Giovanni Furnari, sia attraverso le testimonianze dei familiari , degli amici e dei concittadini che lo hanno conosciuto, la figura del nostro Eroe Rocco Chinnici e di tutti gli altri Eroi che insieme a lui hanno lottato contro la mafia. Da misilmerese che vive fuori provo immenso rammarico per l'assenza del primo cittadino, proprio lui che dovrebbe dare l'esimepio a tutti noi ed ancor di più ai ragazzi, che sono il nostro futuro, non è riuscito a trovare il modo od il tempo per presenziare, o quanto meno solamente per intervenire? Mi chiedo a questo punto, che esempio abbiamo dato, in questo modo, alle nuove generazioni. E cos'abbiano potuto pensare le autorità presenti, tra cui l'Avvocato Giovanni Chinnici (Figlio del Magistrato) ed il Generale Rametta. Rimango senza parole...

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