Domenica 22 maggio 2011 alle ore 18,00, presso il cortile Dante Alighieri (Grimaldi), sarà inaugurata la mostra di documenti ed oggetti del risorgimento italiano, provenienti dalla collezione privata di Salvatore Messina. Tra i documenti in esposizione si annoverano lettere a firma di Garibaldi, cartoline autografe di Vittorio Emanuele II, collezioni di immagini recanti le divise militari dell’esercito borbonico e dei carabinieri reali. Da segnalare anche alcuni documenti che danno un’idea del clima poliziesco in auge sotto Ferdinando II e mettono in luce i suoi aspetti cruenti: si tratta di sentenze di condanna a morte eseguite mediante fucilazione a Misilmeri, nella piazza delle Forche (oggi Piazza Cosmo Guastella), dopo i subbugli del 1837. Tra le curiosità una vecchia bandiera garibaldina ed una serie di attestati di servizio dei misilmeresi che parteciparono alla spedizione dei mille.
L’iniziativa si colloca dentro un programma di attività che il Comune di Misilmeri sta realizzando in occasione del 150° dell’Unità d’Italia.
Altri momenti sono il ripristino del cippo commemorativo sito in via Nino Bixio (Piano Stoppa), con inaugurazione prevista il 27 maggio 2011 alle ore 16,00, ed un convegno sul tema ‘MISILMERI E LA SICILIA NEL RISORGIMENTO’ presso l’aula consiliare il 27 maggio alle ore 17,00.
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La domanda che mi pongo sempre in queste situazioni è come mai un privato è in possesso di questo tipo di documenti! MI riferisco quelli relative alle sentenze di condanna a morte da parte del Re.
Una mostra molto bella, interessante, ben organizzata, ricca di documenti e cartoline che riportano indiertro nel tempo e che ci fanno riflettere. Esaustiva la presentazione e gradevolissima l'atmosfera.
Quello che è veramente assurdo è come in questo benedetto blog ci debba essere sempre un commento totalmente inappropriato, riguardo gli eventi di rilievo culturale.
Invece di avere l'umiltà di ammirare e imparare, da chi ci offre degli spunti per crescere ed elevarsi culturalmente, c'è sempre qualcuno che si limita a commenti che lasciano trapelare un'inadeguata diffidenza dettata da palese invidia. Questo atteggiamento tipico è davvero triste e degradante, oltre che grettamente provinciale.