Si chiamava Francesco Ramondo, era nato a Misilmeri il 09/04/1919. Scomparso da circa un anno,mentre era in vita sono stato onorato della sua amicizia. Il sig. Francesco, mi raccontava spesso della sua drammatica odissea vissuta durante la seconda guerra mondiale. Ne parlava sempre con gli occhi umidi,il solo ricordo di quella tragica esperienza che per lui ebbe la durata di sei anni, lo commuoveva fino alle lacrime. Sul fronte greco-albanese, durante uno scontro a fuoco,si vide maciullare il suo migliore amico e portamunizioni, centrato in pieno da una cannonata pochi metri accanto a lui. Il nostro concittadino rimase profondamente scosso dal terribile evento,al punto tale da dimenticarsi di essere sotto l’infernale fuoco nemico e precipitarsi in soccorso dell’amico. Purtroppo non c’era niente da fare, ma lui contro ogni logica,se ne stava a contemplare l’amico suo, fino a quando un superiore non lo prese con la forza e lo costrinse a cercare riparo dietro una roccia. Sempre su quel fronte,che era stato propagandato dal regime, come qualcosa di poco meno faticoso di una semplice passeggiata,il sig. Ramondo viene preso prigioniero dai tedeschi e deportato in un campo di concentramento tedesco nella Germania dell’est.
Il viaggio fu fatto in treno,e durò sei giorni,durante i quali,i prigionieri tutti ammassati su un vagone sprangato,non videro luce, né pane e tantomeno acqua.
Per brevità sono costretto a scrivere poche cose tra le quali comunque,non intendo rinunciare al brivido di angoscia che mi trasmetteva il nostro testimone, quando raccontava dei camion pieni di ebrei che arrivavano al campo,venivano fatti entrare in un grandissimo capannone,scaricati a porte chiuse per uscire, dopo, maledettamente vuoti. Dei malcapitati non si sapeva più niente, venivano come inghiottiti dal nulla in quell’immenso stabile. Ma tutti gli altri prigionieri comprendevano,con la morte nel cuore quello che succedeva. In mezzo a tanta tragedia qualche spiraglio di luce. Durante le due marce forzate giornaliere che facevano i prigionieri per andare a lavorare e tornare al campo, spesso intravedevano ai bordi della strada, molliche di pane, patate e qualche pezzo di cioccolata, lasciato apposta da qualche abitante della zona evidentemente più sensibile. Le possibilità di raccogliere quel cibo dipendevano dalle SS che scortavano i prigionieri. Tra di loro infatti,c’era chi faceva finta di non accorgersi che i prigionieri si abbassavano a raccogliere le cose da mangiare,altri addirittura li facevano sostare a rifocillarsi,ed altri bastardi che aprivano il fuoco su chiunque tentava di raccogliere il cibo da terra.
Questa storia è lunga e terribile. Mi fermo qui,ma mi riprometto di divulgarla per intero non appena mi sarà possibile. Il Sig. Francesco Ramondo protagonista di questi fatti,fu un grande ed infaticabile lavoratore nonchè cittadino esemplare. In vita,era orgoglioso del suo lavoro nei campi e della sua famiglia. La sua testimonianza serva da monito a tutti noi per non dimenticare.
Giovanni Furnari
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La storia dei singoli, spesso dimenticata ad appannaggio di fonti storiche più o meno certe, rende onore e merito alla storia dei popoli. Questo signore ha vissuto sulla sua pelle la deportazione, l'ha tramandata ai giovani. Spoglia di contorni e ingigantimenti. Ha vissuto l'orrore e ne è stato segnato. Ha condotto poi una vita all'insegna del lavoro e dell'umiltà. Un deportato tra i misilmeresi, e ce ne saranno altri. Un testimone\attore di una storia incredibile. A lui e a tutte le persone che furono coinvolte in quell'atrocità va il mio sentito ricordo.
@ Giovanni Furnari
Grazie per il tuo contributo, sempre gradito e puntuale.
@abracadabra condivido appieno l'espressione del tuo pensiero e Giovanni Furnari un grazie per la testimonianza e belle parole rivolte al defunto Ramondo. Solo una preghiera signor Furnari, é possibile sapere se abitava ""O liscio"", dalle parti di Via Cappellini ? Grazie
Grazie Furnari,non dobbiamo dimenticare.L'italia è stata complice di questo massacro.
Ricordo ancora le parole di mio padre,mi diceva sempre.
Hanno rubato 6 anni della mia vita, passati prima in africa in un porto dove venivamo bombardati notte e giorno e poi per fortuna prigioniero dagli inglesi,perchè a pensare a tanti altri sfortunati per me è stata una fortuna essere preso dagli inglesi, e dopo tutto questo orrore con due croce di ferro mi hanno liquidato.
Dobbiamo ricordare e tenere vivo questo periodo storico, spesso qualcuno vorrebbe cancellare e riscrivere la storia.
@L'EMIRO
Il sig.Francesco Ramondo abitava in via Roma poco prima di arrivare o liscio.Grazie a lei.
@IPERBOLE
Grazie a voi per il servizio che svolgete e per l'opportunità che date ad ognuno di esprimersi.
E grazie anche ad Abracadabra e Maria Concetta Schimmenti
Sono cresciuta con i racconti di mio nonno Franceso persona padre e nonno eccezionale,mi rammarico di non avere scritto niente dei suoi racconti,ti ringrazio caro Giovanni di averlo fatto tu con affetto Milena
La coinvolgente e riflettuta testimonianza di Giovanni Furnari, sugli orrori vissuti dal prprio amico Franceso Raimondo mi è arrivata dritta al cuore, il sig. Raimondo a differenza di altri, ha avuto la fortuna di sopravvivere alla deportazione in un campo tedesco, anche se dal racconto appare chiaro che sopravvivere per lui avrà voluto dire portare in eterno il pesante fardello del ricordo di quegli orribili giorni. Ed immagino che l'unico modo per aver tregua per lui sia stato raccontare gli orrori vissuti.
Ammiro veramente il gesto del sig. Furnari che proprio in questa giornata ha deciso di vole onorare il proprio concittadino rendendosi testimone diretto del suo trste vissuto. Anche perchè spesso si tende a parlare poco dell'olocasuto, come a voler rifiutare l'esistenza dei lager, quasi sminiendo l'orrore che i diretti testimoni ci hanno riportato, forse un po per egoismo, perchè il solo pensiero che certe cose siano realmente esistite ci farebbe stare troppo male. Il sig. Furnari riportando alla luce i racconti del sig.Raimondo invece è riuscito tramite la sua testimonianza a fornire uno scorcio molto realista di quel periodo, dando a tutti noi la possibilità di calarci per un attimo nella dolorosa realtà delle vittime dell'olocausto e di poterle affiancarle nel loro dolore, ha reso a pieno l'idea di oppressione, umiliazione, paura, angoscia, crisi e terrore che possono aver vissuto gli uomini, le donne ed i bambini che hanno subito quei soprusi. Mi auguro che il resto del racconto sia divulgato presto ...per continuare a ricordare...Grazie...
quando scrive il maestro furnari si vola alto. ho conosciuto anch'io il sig. francesco uomo veramente eccezionale nella sua semplicita' e conosco anche la sua storia. a furnari non vedo l'ora di leggerla per intero nelle tue prossime pubblicazioni .sono stati effettivamente gli uomini come il sig. francesco a scrivere la storia grazie .
@Milena
Cara Milena grazie per le tue gentili parole.Tranquilla ho scritto tutto io, e non vedo l'ora di pubblicare per intero quel dramma sconvolgente che ha visto protagonista tuo nonno.E' veramente una grande pagina di storia che arricchisce sia dal punto di vista culturale che umano.Una cosa però va precisata.E' vero che tuo nonno era rimasto segnato da quella terribile esperienza,ma è altrettanto vero che era connaturata in lui,quella formidabile , intelligente e brillante ironia che conservò sempre e che rendeva particolarmente preziosa la sua compagnia.
Grazie a tutti
mio nonno nonchè il fratello minore del protagonista di questo racconto ancora oggi mi racconta del drammatico rientro in casa dopo anni di assenza. i racconti sono durati per anni, ogni sera raccontava sempre una nuova disavventura dell'orribile guerra, e adesso sono davvero contento che queste storie stanno per diventare di dominio pubblico, perchè è importante che si sappia.
Mi auguro che quest'articolo possa risvegliare la sensibilita' di quanti ancora dubitano sull'olocausto e sugli orrori del nazifascismo...affinche' non si ripeta questa tristissima storia dell'umanita'!!
Grazie Giova'...
il mio bisnonno francesco ramondo quando andavo da lui mi raccontava le sue storie di quando era in guerra ma nessuno aveva scritto un libro riguardo la sua storia infatti ringrazio tanto il signor Furnari per averlo fatto
@Samuele
Grazie a te piccolo Samuele,fai benissimo ad essere fiero del tuo bisnonno,così come Lui lo era di te e di voi tutti.
Un grosso abbraccio