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Pizzo a Misilmeri e Belmonte, otto condannati

A cinque imputati inflitte pene tra 8 e 14 anni di carcere. Tre gli assolti. Le estorsioni anche con pagamenti in natura

Pizzo a Misilmeri e Belmonte, otto condannati

Condanne pesanti, fra otto e 14 anni, per i cinque imputati a cui erano contestate le accuse più gravi. Pene minori per altri tre. E tre assoluzioni. Davanti al Gup Alessia Geraci si chiude il processo contro la mafia di Misilmeri e Belmonte Mezzagno, nella parte celebrata col rito abbreviato. Mafia, estorsioni e danneggiamenti sono i reati contestati a un’organizzazione che avrebbe agito partendo da uno zoccolo duro che un tempo fece capo a boss come Benedetto Spera e Francesco Pastoia, detto Ciccio, e che oggi vive molto più difficilmente. La sentenza è pesante, dopo le operazioni dei carabinieri, effettuate tra marzo e dicembre dell’anno scorso, che avevano portato a una serie di arresti.

Nel dettaglio, il giudice, che ha accolto le richieste del pm Gaspare Spedale, ha condannato Antonino Francesco Ciaramitaro a 9 anni, Alessandro Ravesi a 8, Giuseppe Vasta a 14 anni, 9 mesi e 23 giorni (pena che però è «in continuazione» con un’altra condanna). E poi 8 anni ciascuno a Aristide Neri e Giovanni Ippolito, mentre Gaetano Pravatà ha avuto 3 anni, 8 mesi e 13 giorni, Giosuè Cucca 2 anni, un mese e 10 giorni, con assoluzione parziale da altri due capi di accusa, e otto mesi sono stati dati all’imprenditore Badami. Del tutto assolti Rosario Casella e il figlio Giuseppe, imputati di fittizia intestazione di beni (li assistono gli avvocati (Giovanni Di Benedetto e Rocco Chinnici) e Alessandro Ginelli. Il calcolo delle pene, che tiene conto anche dei giorni, è legato agli sconti di pena di un terzo, applicati per via della scelta del rito speciale da parte degli imputati.

L’indagine dei militari aveva preso in esame una serie di episodi legati alla spasmodica ricerca, da parte della cosca un tempo gestita dagli Spera e dai Pastoia, sotto la supervisione di Bernardo Provenzano, di denaro o di “altre utilità”: motivo per cui, se il commerciante non aveva liquido, doveva corrispondere il pizzo in natura.

Nell’inchiesta anche episodi di spendita di denaro falso. Insomma, una mafia molto più terra-terra, costretta ad accontentarsi di quel che trovava. Alcuni degli indagati, poi divenuti imputati, erano finiti in cella nell’ambito dell’operazione “Jafar”: tra questi Giuseppe Vasta, 67 anni, considerato il sostituto di Franco Lo Gerfo, boss di Misilmeri, finito in carcere nel 2013 e condannato a pene pesanti alla fine del 2015, anche in appello.

Quattro i tentativi di estorsioni contestati, in parte captati dalle intercettazioni effettuate dai carabinieri: vittime i titolari di un bar di Bolognetta, di un distributore di carburante sulla Palermo-Agrigento, un pescivendolo e un macellaio d Marineo, che in parte avevano collaborato con gli investigatori, confermando quanto già emerso dagli ascolti. A una delle vittime furono fatti trovare davanti la saracinesca un mazzo di crisantemi e una scritta minacciosa. Ciaramitaro viene considerato il personaggio di maggior spessore, perché avrebbe partecipato a diversi summit con il capo mandamento Vasta e si sarebbe occupato di “recupero crediti”.

Nel procedimento anche i Casella, che rispondevano di reati diversi, con l’intestazione di beni da padre a figlio, per sfuggire – secondo i pm – a confische e sequestri. Rosario Casella, nello scorso decennio, fu accusato assieme a Gaetano Martorana, dell’omicidio dell’imprenditore Antonino Chinnici, ucciso a Ciaculli il 4 maggio 1999. I due furono poi scagionati.

Tratto da Giornale di Sicilia

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2 Commenti

  1. Cugini e Compari

    Pizzo a Misilmeri? Non ci voglio credere. Mafia a Misilmeri? Ma quannu mai - tutti bravi ragazzi e brave ragazze siamo e il Comune é stato sciolto poche volte solo TRE. Benvenuti signore e signori nel paese dei balocchi e dei somari dei CUGINI e dei COMPARI.

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  2. giuseppe m.

    la nostra sindaca non ne sa nulla del terzo scioglimento infatti neanche era consigliera e il marito che io sappia non ha mai fatto politica a misilmeri, ne ha mai fatto l'assessore.
    e poi se uno ha un cugino poco raccomandabile che ci po fare, parenti quelli che hai amici a scartare.
    quindi finitela di infangare le persone perche' a misilmeri la mafia esiste solo nell'immaginario collettivo.
    e poi il capo mafia che io sappia non ha mai parlato con i componenti del consiglio precedente e infatti il pres. e' stato votato liberamente da tutti, e se hanno votato tutti per uno si e' trattata solo di un caso. quindi metteteci pane in bocca. siete solo dei visionari senza pudore.
    non siete somari, perche' l'asino e' un animale molto intelligente e quando capisce che e' il momento di fermarsi lo fa.

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