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Depuratori, l’Europa apre la procedura d’infrazione per Misilmeri

”Duecento milioni nelle fogne”. L’inchiesta della rivista “S”

Depuratori, l’Europa apre la procedura d’infrazione per Misilmeri

Una valanga di soldi rimasti bloccati per anni nelle maglie della burocrazia regionale. È quanto è accaduto ai finanziamenti del Cipe per la rete fognaria e gli impianti di depurazione siciliani. Oltre un miliardo di euro stanziato per la depurazione dal Comitato Interministeriale per la programmazione economica, di cui quasi 200 milioni di euro per l’adeguamento della rete fognaria e degli impianti di depurazione nella sola provincia di Palermo. Fondi rimasti bloccati per anni, mentre i liquami prodotti, soprattutto nelle aree costiere, finiscono direttamente in mare. Così lo scorso maggio, ecco lo schiaffo del presidente del Consiglio Matteo Renzi al governatore Crocetta: dopo anni di stallo, la decisione di nominare un commissario per l’affare depuratori. Così, il maleodorante dossier è stato affidato nelle mani di Vania Contrafatto, che pochi mesi prima era entrata in giunta proprio su indicazione del luogotenente renziano in Sicilia, Davide Faraone. Da allora qualcosa si è mosso. La conclusione dei lavori per non incorrere in nuove sanzioni da parte della comunità europea, però, sembra ancora lontana. Intanto perché, guardando alla sola provincia di Palermo, la situazione dei depuratori va distinta rispetto alla posizione dei Comuni: se nell’hinterland palermitano, infatti, i depuratori sono sufficienti perché proporzionati alla popolazione residente, che non aumenta in modo esponenziale nel periodo estivo, non è così, invece, nei Comuni che si affacciano sulla costa. Lì, praticamente, non si salva nessuno nel periodo estivo, quando l’afflusso dei turisti rende insufficiente l’intero sistema depurativo. Per questo motivo, in sintesi, i Comuni del Palermitano superiori ai 10 mila abitanti che sono finiti in una procedura di infrazione da parte della comunità europea sono Cefalù, Campofelice di Roccella, Trabia, Santa Flavia, Palermo, Misilmeri, Cinisi, Terrasini e Trappeto. Gli impianti che funzionano meglio, si diceva, sono invece quelli madoniti e, in generale, delle aree più interne del Palermitano, tranne qualche eccezione. Tra questi, quello di Castelbuono, Petralia, Gangi, Geraci, Monreale, Balestrate, Borgetto, Collesano, Giulia-na, Scillato, Marineo, Palazzo Adriano e Piana degli Albanesi. L’impianto di Isnello è nuovo, in attesa di essere attivato, mentre gli impianti non attivi, abbandonati e spesso vandalizzati da ladri di ferro o di rame sono quelli di Bolognetta, Belmonte, San Giuseppe Jato, San Cipirello, Santa Flavia e Mezzojuso. A Sclafani Bagni, Blufi e Campofiorito, invece, non è presente alcun tipo di depurazione.

Ma se i Comuni montani possono considerarsi isole felici, il versante costiero appare invece come un vero e proprio cantiere a cielo aperto, con interventi programmati, in corso o in fase di realizzazione praticamente dappertutto. “La progettazione e realizzazione degli interventi, così come le procedure di gara, sono di competenza dei Comuni – precisa Vania Contrafatto -. La Regione in questa vicenda ha il mero compito di emettere i decreti di finanzia-mento al termine delle procedure autorizzative. I ritardi accumulati negli anni dipendono quindi dalla scarsa capacità di alcuni Comuni di progettare e realizzare gli impianti, a discapito dei cittadini e del territorio e causando anche l’avvio delle procedure d’infrazione. Il governo nazionale mi ha pertanto nominata come commissario di alcuni interventi per la depurazione in Sicilia proprio per velocizzare le procedure e giungere in tempi celeri alla realizzazione degli interventi”.

Drammatica la situazione di Palermo, dove oggi due abitazioni su tre riversano i propri liquami direttamente In mare, nella zona del porto, all’altezza del cantiere navale. Il capoluogo conta su due Impianti. Cefalù e le altre: la situazione in provincia di Palermo.

 Se il problema della depurazione-ne delle acque è più evidente nelle zone di maggior afflusso turistico, è bollino rosso, evidentemente, a Cefalù: lì gli impianti di depurazione diventeranno due. Il primo è quello in contrada Sant’Antonio, in fase di gara d’appalto, per il quale il Cipe ha stanziato circa 5 milioni di euro, l’altro impianto (sia fognario che depurativo) riguarda invece contrada Torretonda: in questo secondo caso si tratta di un finanziamento per oltre 12 milioni di euro. Quasi un milione e mezzo, invece, è stato stanziato, sempre su Cefalù, in contrada Pisciotto, per il completamento della rete fognaria. Anche l’emergenza di Campofelice di Roccella è ormai in fase di risoluzione. Lì attualmente esiste un impianto di depurazione della capacità di circa 9 mila abitanti, a fronte di un afflusso nel periodo estivo di circa 40 mila utenti. Per l’adeguamento dell’impianto di depurazione il Cipe ha stanziato poco meno di tre milioni di euro, la gara d’appalto è già stata espletata e i lavori sono stati affidati. Spostandosi in direzione Palermo, a Trabia i lavori sono in fase di gara: un appalto che vale 4,3 milioni di euro per il depuratore nella zona residenziale a ridosso del mare di Giardini Piani. Ancora, a Santa Flavia sono già stati affidati i lavori a seguito della gara d’appalto per l’attivazione e l’adeguamento del sistema fognario-depurativo (6,7 milioni) e per la rete fognaria (2,7 milioni). Quello di Santa Flavia è un impianto ormai vecchio di 30 anni, mai entrato in funzione. Si tratta della situazione su cui l’Europa ha prestato maggiore attenzione. Alle porte del capoluogo, a Misilmeri, sono previsti due interventi, uno per la rete fognaria, l’altro per l’impianto di depurazione: il primo, la realizzazione di un collettore per far confluire le acque della zona nord-ovest del centro abitato (quasi 300 mila euro) è in gara, il secondo (2,6 milioni per l’impianto di depurazione) in fase di progettazione. Andando invece nella zona costiera tra Palermo e Trapani, gli interventi riguardano Carini, Cinisi-Terrasini e Trappeto. A Carini sono in corso i lavori per la realizzazione di alcuni collettori, per i quali sono stati stanziati poco più di 2,1 milioni, e per la rete fognaria (quasi 3 milioni di euro). Tra Cinisi e Terrasini si dovrebbe invece realizzare un unico impianto, ma in entrambi i casi i progetti sono ancora in fase di approvazione. L’impianto di Terrasini attualmente è sequestrato dalla Guardia Costiera perché versa i liquami direttamente sulla scogliera. L’ipotesi è quella di lavorare a un unico impianto, collegando la struttura di Terrasini (per la quale sono stati stanziati 15 milioni) alla condotta di Cinisi, come già avviene per Punta Raisi, che ha un proprio impianto. Per l’adeguamento del depuratore di Cinisi sono stati desti-nati 6,8 milioni di euro. A Trappeto, infine, i lavori sono già stati affidati: per l’adeguamento dell’impianto il contributo stanziato dal Cipe ammonta a 2,5 milioni.

A Palermo 2 scarichi su 3 finiscono in mare

 Non va meglio guardando alla città di Palermo, dove oggi due abitazioni-ni su tre riversano i propri liquami direttamente in mare, nella zona del porto, all’altezza del cantiere nava-le. Il capoluogo conta su due impianti: uno è Fondoverde, in viale dell’Olimpo, l’altro è quello di Acqua dei Corsari, al confine con Ficarazzi. Quest’ultimo impianto attualmente depura acque reflue fino a 200.000 abitanti, mentre un nuovo progetto di ampliamento prevede di aumentarne la capacità fino a 880 mila abitanti, riuscendo così a soddisfare il fabbisogno dell’intera città metropolitana. Per convogliare tutte le acque della rete cittadina su Acqua dei Corsari, chiaramente sarà necessario un intervento anche al depuratore di Fondoverde, in zona viale dell’Olimpo, depuratore realizzato negli anni Novanta e costato 20 miliardi di lire. L’adeguamento di Acqua dei Corsari è stato finanziato (oltre 26 milioni di euro) e si attende che parta la gara d’appalto: una volta ultimati i la-vori, Fondo Verde sarà declassato a semplice sollevamento delle acque. Attualmente infatti l’impianto di viale dell’Olimpo depura le acque e le riversa nella rete fognaria, da dove viene scaricato tutto in mare. L’intenzione è di trasformare la struttura esistente in impianto di sollevamento, che mischierà le acque a quelle della rete fognaria, per portare tutto ad Acqua dei Corsari, dove i reflui saranno nuovamente depurati prima di essere scaricati a mare. Intanto due ulteriori impianti di sollevamento (collettore sud orientale e porto industriale) sono attualmente al vaglio della commissione regionale per i lavori pubblici. La delibera Cipe ha anche stanziato fondi per tutta una serie di piccoli e grandi interventi pensati per colle-gare l’intera rete fognaria: non basta infatti realizzare il nuovo maxi depuratore, se poi buona parte del-le abitazioni non sono collegate a quella stessa rete fognaria che con-fluisce nell’impianto di Acqua dei Corsari. In tutti i casi i progetti sono già esecutivi, ma ad oggi mancano le gare d’appalto. Nello specifico, si tratta di un intervento per risolvere il problema dello scarico delle abitazioni di via Decollati diretta-mente nel fiume Oreto (1,5 milio-ni), per le reti fognarie nel quartiere Marinella (1,5 milioni), in zona via Messina Montagne (1,2 milioni), a Sferracavallo (5,5 milioni), in via Etna (850 mila euro) e in via Valenza (700 mila euro) nel quartiere di Villagrazia, nel quartiere di Cruillas (6,9 milioni), nella zona tra via Castellana e Passo di Rigano (10,6 milioni), nella zona di Boccadifalco (9 milioni) e per il collettore di Fondo Badoni (800 mila euro).

Articolo scritto da Miriam Di Peri per il mensile “S”

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1 Commento

  1. Ciro costanza

    Quando parlo con i miei colleghi di regioni "nordiche" e ci confrontiamo sulle varie problematiche la loro risposta è unanime....SI MA VOI IN COMPENSO AVETE IL CLIMA E IL MARE...DI CHE VI LAMENTATE?
    Mi viene solo da ridere per non piangere... Dopo aver letto questo articolo credo mi dedicherò alla montagna... Non voglio fare cattivi incontri galleggianti al mare!!!

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