Premessa.
questa idea non è un rimedio assoluto, ma un contributo che assieme alle iniziative dello Stato, se queste verranno adottate e messe in atto, può farci superare completamente ed agevolmente la parte di crisi congiunturale che viviamo, mentre costituisce un valido e sostanzioso apporto per difendersi (attaccando) dalla parte strutturale della crisi, in cui la globalizzazione non è estranea.
Sembrerebbe che non possiamo fare nulla rispetto i processi planetari voluti dal WTO (World Trade Organization – Organizzazione Mondiale del Commercio, che alcuni anni fa ha fatto entrare la Cina nel commercio mondiale) e dai soliti pescecani delle Multinazionali; processo globale, regole extra nazionali ed in mano ai pochi Signori della “Guerra” del capitale che in questa occasione hanno fatto cartello ed affari, con buona pace dei diritti umani, in Cina piuttosto che in alcuni Paesi del terzo e del secondo mondo e mezzo.
Ma noi possiamo reagire e farlo in modo efficace e vantaggioso.
Il Principio è disarmante nella sua semplicità: orientare la produzione attraverso i consumi.
Lo enuncio più completo: orientare la produzione attraverso l’aumento o la diminuzione dei consumi di alcuni prodotti piuttosto che altri, facendo ricadere la spesa sul proprio territorio e accorciando la filiera dal produttore al consumatore.
Questo lo si sapeva già ed è quasi banale, ma con l’ultima crisi nessuno l’ha più rispolverato né standardizzato in una “teoria” economico-finanziaria che evidenzi esplicitamente i benefici sulla qualità della vita.
Inoltre il vero problema è come innescare questa che chiamerei una nuova filosofia che potrebbe chiamarsi
ECCO – Economia dei Cerchi COncentrici.
I cerchi rappresentano la delimitazione temporale e prossimale (territoriale) rispetto a noi, ma anche una delimitazione discriminante rispetto la tipologia del prodotto o del bene o del servizio che ci è più congeniale.
Per esempio “se devo…”
Se devo fare colazione preferirò il latte prodotto dal consorzio della mia provincia o dalla Stalla fuori porta, non pastorizzato e senza confezione, magari comprato portandosi il contenitore adatto (acciaio inox da 2 lt).
Diversamente preferirò il latte della mia regione, ad esempio il latte Sole prodotto in Sicilia.
Non devo essere una vittima della pubblicità martellante che fa crescere l’economia dei grandi gruppi finanziari e delle grandi aziende, magari collocate in Brianza o nel Triveneto, nello stesso tempo in cui altre aziende, spesso nel meridione, sono in grosse difficoltà , si ridimensionano e spesso licenziano e chiudono.
i) Se devo consumare ad esempio una birra ne sceglierò una analcolica (il cerchio della mia filosofia di vita per esempio è prioritario sugli altri e nel merito questa è contraria all’alcool), successivamente ne sceglierò una prodotta localmente e più vicina al posto dove vivo abitualmente (Km zero), se ho ancora possibilità di scelta preferirò quella la cui proprietà appartiene ad una società siciliana piuttosto che ad una società bergamasca oppure olandese: sia chiaro che in assenza ad esempio di una birra siciliana, fra le altre due preferirò quella bergamasca all’olandese. In questo esempio c’è la ex birra Messina, il cui stabilimento è stato ricomprato dagli originari produttori messinesi e fanno tre tipi di birra con altro nome, ma per le logiche capitalistiche e commerciali di controllo sul territorio non è facile trovarla qui.
ii)
iii) Se devo comprare della orto frutta frutta sarà opportuno guardare intorno a 360 gradi prima vicinissimo, se non trovo nulla di locale guarderò oltre, se anche lì non trovo nulla guarderò, sempre a 360 gradi, più distante e così via finché non trovo ciò che cerco: eviterò sicuramente i super e gli iper-mercati rivolgendomi piuttosto al piccolo produttore locale possibilmente biologico o bio dinamico, ad esempio nel caso del vino c’è una ottima azienda bio dinamica a Monreale, Guccione credo.
iv)
v) Se devo comprare auto preferirò, malgrado tutto, Fiat ma dal concessionario sotto casa.
vi)
vii) Se devo acquistare un abito classico preferirò farlo dalla piccola-media impresa ex artigiano ex sarto su misura della mia città (ad esempio a Misilmeri, a 20 Km da Palermo “Confezioni ed abiti su misura Christian”), per camicia e biancheria intima ad esempio non mi rivolgerò sicuramente ai cinesi, che hanno, loro sì, una economia chiusa al loro interno; avrò modo di acquistarli dal mio ex compagno di scuola che ha messo un negozio a tre isolati da qui e così via.
viii)
ix) Ho comprato, tempo fa, delle camicie presso un certo Centro Gamma di Palermo o qualcosa di simile, che tratta tutta merce proveniente da fallimenti o fine serie, surplus oppure con piccoli difetti. Le camicie erano Cassera con un colletto a pizzo, chiaramente obsoleto, tre euro cadauna: ho trovato una anziana signora che con 9 euro a pezzo mi ha sostituito colletti e polsini, un bel risparmio e comunque quel cotone di qualità si sposa bene con il nostro clima torrido e con la mia pelle.
x) Pensavo alle decine di pedane di queste camicie in attesa di un (ri) utilizzo, ma sopratutto ero contento di essere andato in qualche modo contro quel sistema di potentati economici che ci vuole solo consumatori di ciò che ci impongono con la pubblicità, contento anche di avere dato una possibilità di guadagno ad una persona.
xi)
xii) Se devo comprare l’olio extravergine di oliva è opportuno farlo dal frantoiano per tutta la stagione: qualità locale e quindi verificabile in una certa misura, no package, risparmio, possibilità di scelta con assaggio preventivo; oppure comprare, sempre dal frantoiano, direttamente le olive del produttore e macinarle sul posto.
I nostri avversari
Sono i grandi gruppi commerciali, le Multinazionali e le Grandi Aziende col nome italiano, la produzione in Cina e la ragione sociale registrata alle Isole Caiman o in altro paradiso fiscale: questi hanno i loro rappresentanti negli organi economici, politici, militari e sopratutto finanziari di tutto il mondo e i proprietari spesso sono Massoni.
Il punto di contatto privilegiato tra questo mondo ed i consumatori (cioé noi) sono gli ipermercati, belli ed affascinanti.
La filosofia degli ipermercati è molto efficace: musica, aria condizionata, colori e sopratutto merce di ogni tipo forma e dimensione, illuminata con sapienza, Baby Parking così da concentrarci sugli acquisti oppure solo per fare la “ricreazione” (dalla quotidianità della vita).
Insomma siamo messi nelle condizioni ideali per vivere comprando, mentre dovremmo comprare ciò che veramente serve per vivere, più qualche surplus ma certamente non indotto in questo modo.
Inoltre questo sistema sta eliminando i piccoli produttori, il piccolo commercio, estinguendo piccole aziende e biodiversità, trasformandoci in una massa di consumatori schiavizzati da pubblicità e da prodotti che vengono da chissà dove.
Insomma questo sta portando alla morte una intera economia fatta da piccole Aziende e da consumatori più attenti: tutti fagocitati dai grandi Centri Commerciali in mano alla grande Finanza internazionale che tendono al monopolio e controllo del mercato.
Dove ci porta tutto questo? Nelle montagne di rifiuti per strada o sulle bollette salatissime della tassa sui rifiuti (TIA o TARSU), dentro una casa piena di paccottiglia (e col desiderio di comprare altro per “gratificarsi”, per rempire quel senso di vuoto che ci pervade e che non riusciamo ad interpretare correttamente?), forse ha a che fare con valori negati e stili di vita impropri che il modello di sviluppo attuale ci propone e ci impone, ritrovandoci con un conto in Banca quasi sempre rosso.
Un giorno, presso l’ennesimo ipermercato che ha aperto da poco a Palermo non potei fare a meno di notare quante persone acquistavano conserve.
Facendo un po di conti venivano fuori delle cifre per chilo notevoli, eppure le persone acquistavano di tutto.
Non sarebbe opportuno che di questi tempi si cominciasse ad acquistare l’orto frutta di stagione (locale!) per fare almeno le conserve più semplici? Ha più sapore e meno antiparassitari di quella prodotta in serra, la compreremmo a casse ai mercati generali a prezzi di ingrosso.
Oltre al risparmio ed alla possibilità di scegliere la qualità della materia prima, si eliminerebbe il “package” ed il suo costo sociale a posteriori per lo smaltimento, senza contare il carburante per il trasporto delle merci per tutto il pianeta.
In buona sostanza, Il consumo orientato incrementa la produzione di quelle merci che si sceglie di comprare, piuttosto che il massificante ed omologante incremento di prodotti standard.
Se la natura non è standard, perché i suoi prodotti dovrebbero esserlo? Per aumentare i guadagni dei grandi gruppi finanziari e fare consumare a noi dei prodotti belli a vedersi, ben confezionati, pubblicizzati e diffusi, ma che spesso non sanno di nulla? Magari per scoprire poi l’adulterazione con materie prime scadute o provenienti da Nazioni in cui non esiste alcuna normativa igienico sanitaria?
Ruolo dei media
Perchè consumiamo il Parmigiano Regiano e non il Pecorino?
Perchè i prosciutti di Parma e non i salumi di S.Angelo di Brolo in Provincia di Messina?
Perchè il Prosecco di Conegliano Veneto e non il frizzantino Marsalese?
Ebbene, anche la pubblicità.
La televisione e la radio sono pervasive e persuasive oltre ogni ragionevole difesa che possiamo erigere a barriera, qualcosa però sta cambiando: oggi internet è ancora una volta una stupenda opportunità interattiva per veicolare delle informazioni non di regime, occorrerà trovare il modo di utilizzare questo strumento in modo che sia antitetico alla televisione, almeno a questa televisione.
Costruire futuro non scordando il passato
Dovremmo guardare ogni tanto indietro, ricordando come le nostre nonne se la cavavano con estratti e conserve di pomodori, melanzane, pesce sotto sale, pane e dolci fatti in casa, taglio e cucito etc.
Questi ricordi potranno salvarci o aiutarci dalla catastrofe economica che stiamo sopportando e che presumo (spero proprio di sbagliarmi) continuerà a peggiorare nei prossimi anni.
I Produttori devono cambiare strategia, in sinergia con questa “Teoria”
Ad esempio le associazioni di produttori come Coldiretti, CIA o di pescatori per l’Agroalimentare dovrebbero rivoluzionare il criterio della commercializzazione fin qui adottato “impacchettando” la merce in confezioni “familiari”; cioè con un contenuto tale da essere consumato da una famiglia media prima che la merce deperisca.
Ma questo non basterà.
Attualmente le cassette di orto frutta sono omogenee per grado di maturazione (ed omogeneo sarà il grado di deperimento nel tempo), una confezione familiare dovrà avere un grado di maturazione graduale, per consentire il consumo da parte di una famiglia-tipo senza spreco inutile.
Possiamo sintetizzare il criterio con:
un “package” adeguato in quantità e freschezza in modo tale da essere consumato da una famiglia di 4 persone, in un arco temporale che sia funzione del tipo e della deteriorabilità della merce.
Questo permetterà di accorciare la filiera dal produttore al consumatore.
E’ chiaro che 4 chili di pesche sono diverse da una confezione di pesce lavorato e inscatolato: una cassetta potrebbe contenere, ad esempio, 8 scatole di tonno da 160 gr., due vasetti da 100 gr di alici sott’olio, 4 scatole di sardine sott’olio, 4 scatole di sgombri sempre da 160 gr., una latta di sarde salate da 500 gr. etc. , semplicemente perché le scadenze si misurano in anni ed il consumo della confezione famiglia potrebbe essere tarato su tre o sei mesi. Le pesche e la orto frutta in genere invece andrebbero “calibrate” su tre o quattro giorni.
Il packing del pesce fresco (cioè congelato a bordo, dal momento che i pescherecci rimangono anche due settimane in mare) è anch’esso da impiantare, penso a confezioni del tipo che viene usato per le fragole, opportunamente adattate nelle misure e nella consistenza.
Questo in modo da rispondere ad un criterio di facilità di riempimento all’atto dello svuotamento delle reti, allo stoccaggio nel reparto congelatore di un frigo familiare medio, alla estrazione di una sola “vaschetta” al momento dello scongelamento e consumo.
Quell’Azienda di packing che iniziasse una politica di questo tipo avrebbe un futuro, le Marinerie siciliane ed italiane avrebbero un canale di consumatori diretto che limiterebbe il monopolio degli intermediari, le famiglie avrebbero una convenienza economica e di qualità.
Ci vuole solo il coraggio della scelta: essa va fatta a tutti i costi pena l’emarginazione economica, il probabile e successivo fallimento dei soggetti più deboli ed il subentro delle multinazionali della grande distribuzione, cioé i soliti noti.
Bancari ed assicurativi
Dal punto di vista dei servizi bancari ed assicurativi la questione è più difficile, per via del “cartello” di fatto che hanno costituito.
In linea di massima sarebbe opportuno mantenersi a distanza da questi soggetti, per quanto possibile. Nati per agevolare scambi economici, solidarietà e per la difesa dalle calamità e da sinistri, questi servizi nei decenni sono finiti per diventare delle istituzioni per il controllo e la schiavizzazione finanziaria dei soggetti più deboli della società.
Malgrado questo occorrerà insinuarsi tra le pieghe di questo sistema, ancora una volta ridiventato foresta pietrificata, e preferire Società che operano con molte filiali e servizi sul territorio dove viviamo o che qui abbiano la ragione sociale. Potremmo anche preferire ad esempio Unipol, che nel suo statuto e tra i suoi soci ha inserito criteri e soggetti del mondo della cooperazione.
Le tecnologie
Su questo settore non credo ci sia molto da scegliere, tuttavia Computer, Telefonini ed altri prodotti ad alta tecnologia meglio comprarli attraverso internet, possibilmente da case madri europee perché in Italia non produciamo molto su questo settore: viene prodotto quasi tutto in Cina, Giappone e Corea.
Qualcosa la possiamo fare invece sul software per computer: lo sapevate che c’è un’ottima alternativa al monopolio della Microsoft di Bill Gates ed Apple-Mac? Si chiama Linux ed è possibile scegliere tra diverse dozzine di sistemi operativi tutti gratuiti.
E proprio così, sono proprio gratuiti, non si paga alcuna licenza d’uso ed i codici sorgenti sono liberi ed accessibili, cosicché chi ne abbia ovviamente le competenze può integrarle con applicativi e/o modificarli, a patto però che a sua volta questo software sia distribuito ed accessibile a tutti sempre gratuitamente: la licenza gratuita va sottoscritta e si chiama copy-left, in antagonismo rispetto la più nota (ed a pagamento) copyright.
Attualmente i sistemi Linux sono i più stabili ed affidabili e su oltre il 90% dei computer adibiti a server di tutto il mondo batte un cuore libero: Linux appunto. Non solo: sui processori dedicati (cosiddetti “embedded”) a svolgere un compito specifico girano sistemi operativi linux: centraline per automezzi, lavastoviglie, stampanti e scanner, televisori, registratori, decoder digitali satellitari e terrestri, centraline d’allarme, etc.
Non è un caso che la Cina abbia adottato sistemi Linux per la propria Pubblica Amministrazione, da noi quasi certamente i Super Dirigenti amministrativi della Regione e dello Stato non sanno neanche che esistono, e continuiamo di conseguenza a pagare le licenze Windows.
La Medicina ed i farmaci
Il nostro approccio alla medicina in generale ed ai farmaci in particolare sta peggiorando nella misura in cui sta aumentando la pubblicità sui farmaci.
Il nostro comportamento sta diventando molto disinvolto all’uso dei farmaci per qualunque malessere: dolori muscolari? Ecco la pomatina! Mal di testa? Ecco la pillola! Si prende senz’acqua! Gonfiore addominale? Bevi lo yogurt X (vedrai che userai di più il tuo WC)! Hai i dolori del ciclo? Mastica la pasticca Y! Occhi irritati? Collirio Z! E così via.
Probabilmente una riscoperta dell’uso delle erbe officinali (per i malesseri curabili con tali rimedi, collaudati dalla notte dei tempi) ci farebbe risparmiare tempo e denaro, oltre che migliorare i risultati.
Non bisogna avere alcun pregiudizio sui farmaci, ma è bene farvi ricorso solo dopo essere passato dal medico di fiducia.
Per i disturbi addominali da peristalsi (il comune mal di pancia!) una tisana di buccia di limone, camomilla ed alloro addolcita con miele risolve egregiamente il problema ed è pure gradevole. La camomilla è un ottimo decongestionante per gli occhi e via con altre erbe che normalmente teniamo in casa (e costano pochissimo)!
Le Amministrazioni
Dal lato delle amministrazioni pubbliche la filosofia della proposta è uguale: fare ricadere la spesa il più possibile sul territorio, valga per tutti il seguente esempio.
Se il Comune di Palermo spende 150.000,00 Euro l’anno per la terza età per vacanze ludico-culturali, potrebbe imporre il principio di reciprocità con il Comune, ad esempio Pisa, presso cui i vecchietti andrebbero a soggiornare: lì si farebbe girare l’economia di alberghi, ristoranti, musei e commercianti con i soldi di Palermo, qui potrebbero soggiornare e spendere i soldi quei vecchietti mandati dal Comune di Pisa, spendendone magari solo 100.000,00 di Euro, ma facendo ricadere sul territorio una spesa che attualmente va solo fuori dall’area a cui è destinata senza ulteriori benefici. E’ chiaro che ciò andrebbe preceduto da accordi ad esempio tra i gli Assessori omologhi della Assistenza Sociale e del Turismo Sport e Spettacolo delle due città.
L’Edilizia
E’ lacerante sentire i TG scandire i ridimensionamenti e le chiusure di Aziende di prodotti edili a due passi da noi mentre le nostre case sono rifinite con piastrelle, intonaci e sanitari prodotte in regioni d’Italia molto lontane. Uno per tutti ricorderò la vicenda della Cesame di Catania, la fabbrica di pezzi sanitari chiusa dopo 50 anni nel 2007 per crisi strutturale: adesso è stata rilevata dai 74 ex dipendenti riunitesi in cooperativa, ma se pochi compreranno quei prodotti saremo sempre al punto di partenza.
Occorre quindi dare fiato ai nostri prodotti preferendoli nelle ristrutturazioni, chiedendo ai rivenditori manufatti della propria regione, pena la rinuncia all’acquisto in quel negozio.
Direi anche nell’acquisto della casa possiamo ed anzi dobbiamo orientare le scelte del costruttore, non delegando nulla, anzi vincolando l’acquisto
all’utilizzo di prodotti edili locali.
Per tutti
Uno dei cerchi concentrici di questo sistema, per le regioni dove c’è questo problema, dovrebbe essere quello che delimita le aziende in due tipologie: le silenti e quelle che dicono no! No alle mafie ed al Pizzo.
E’ meglio preferire gli Operatori che aderiscono ad esempio ad associazioni come Addio Pizzo di Palermo piuttosto che altri, che quindi non pagano tangenti: è chiaro che le Aziende che pagano il Pizzo lo distribuiscono come sovrapprezzo sulla merce o sui servizi che noi compriamo, quindi alla fine siamo tutti noi consumatori e cittadini che in realtà paghiamo il Pizzo.
Conclusioni
L’adozione di questa “teoria” porterebbe vantaggi notevoli: la ricaduta della spesa sul proprio territorio alimenterebbe una economia locale, meno disoccupazione, più circolazione di denaro, consumo ed utilizzo di prodotti più sani, meno produzione di rifiuti, meno aree agricole incolte e quindi meno incendi, meno dissesto idrogeologico: più ambiente insomma.
Inoltre ci rende meno vulnerabili rispetto la Macroeconomia e le dinamiche internazionali ed energetiche, in special modo la speculazione petrolifera, imposte dal grande capitale a nostro scapito.
“Colpirebbe” solo i grossi pescecane e i grandi produttori, i grandi distributori e sopratutto la diminuzione delle vendite di quel bene o servizio si ripercuoterebbero all’indietro fino ad arrivare alla testa della produzione di quel bene o servizio, orienterebbero le scelte in altra direzione, perché semplicemente quelle non renderebbero più (onda d’urto di ritorno: “cameback”).
Allo stesso modo un aumento delle vendite di un prodotto, ad esempio il miele di Zafferana Etnea in Sicilia, farebbe investire di più e meglio su questo settore: poi, una volta che “ il mercato tira”, aumenterebbero le aree adibite alla apicoltura, gli addetti, l’indotto (per altro il consumo del miele, anche in alternativa agli zuccheri tradizionali, migliora la resistenza del nostro organismo agli attacchi virali e batteriologici).
Considerazioni
Dei miracoli del Silvio nazionale penso si siano accorti anche gli sciocchi che non si sono avverati.
Forse non è proprio “…unto dal Signore…” e forse non ce la farebbero neanche i miracoli, che lasciamo comunque volentieri alla discrezione del Padreterno, a sollevarci dal terremoto che ci aspetta.
Quello che si è avverato è invece l’aumento del debito pubblico pro capite, cioé di ognuno di noi compresi i neonati , passato da 27.100 – ventisettemila – euro del Giugno 2008, data di insediamento di questa maggioranza di governo a 31.600 – trentunomilaseicento – euro di oggi: proprio un bel bilancio di governo del fare.
In Buona sostanza Silvio e i suoi amici della P2, P3, P4 etc.. si sono dati alla pazza gioia dividendosi e spendendo in “giocattoli” i nostri soldi (cioè le risorse pubbliche) al punto che adesso -Agosto 2011- siamo “pignorati” dalla Banca Centrale Europea, cioè umiliati dalle Autorità monetarie e Politiche Franco-Tedesche.
Direi che come cittadini italiani tartassati ed indebitati ormai non abbiamo più nulla da perdere.
Anzi abbiamo tutto, ma proprio tutto, da guadagnare: per questo occorre non “provarci” ma agire, ed agire con l’imperativo categorico e assoluto di riuscire a farcela, pena l’emarginazione sociale, l’asfissia economica e l’estinzione di noi tutti come cittadini attivi e portatori del diritto ad una esistenza dignitosa.
SEL Misilmeri – Antonino Bonanno
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IN POCHE PAROLE FACEMU CAMPARI I NOSTRI! E GIA' UNA MIA FILOSOFIA DI VITA PRIMA CERCO A MISILMERI E POI ALTROVE COMUNQUE A MISILMERI TROVO SEMPRE!
@fatavolante
troppo riduttivo!
questo un vero attacco al cosumismo che ormai regola la nostra vita. ormai non si compra quello che serve per sopravvivere...
Caro Nino,
la tua ricetta anti-crisi, anche se la condivido e totalmente distruttiva, per il vortice consumistico in cui siamo e ci dobbiamo restare per molto tempo. Se non manteniamo i consumi, con una discesa del P.I.L .la ns. economia sarà allo sbando. Il sistema economico ci ha portato a dover comprare sempre più macchine, sempre più elettrodomestici, vestiti, ecc. fabbricati in modo da non ripararsi e sostituirli dopo un breve utilizzo, togliendo di mezzo artigiani che potrebbero ripararli, costruire pezzi di ricambio ed incentiìvare la monodopera locale, ma questo a chi farebbe bene? non alle multinazionali che reggono i fili. Il ns. debito pubblico sempre più elevato è basato sulla ns. crescita, se i dati non lo supportano con la crescita del PIL, gli investitori non troveranno appel nel ns. paese ed investiranno in altri, con le conseguenze che ben puoi intuire.
La tua ricetta sarà applicabile solo quando espoderà tutto e dalle ceneri costruiremo una economia non drogata dal consumismo ma dalle reali esigenze di ognuno di noi, con qualche multinazionale in meno.
Con questo non voglio smentirti ed avallare la tesi del consumismo sfrenato ma alle conseguenze ancora peggiori che possono avvenire.
P.s.
scusa il pessimismo, ma con questa classe politica siamo in un mare di guai.
Da uomo di destra condivido tutto quello che dice nino bonanno, lui è nua grande persona, onesta e seria...
Purtroppo nella nostra terra non abbiamo gente con gli attributi, per attuare una politica del genere....
Solo ora mi rendo conto che la globalizzazione è una cosa sbagliatissima, l'entrata nell'euro ancora peggio, i nostri politici, tutti, ci hanno distrutto...
Cos'è (come diceva tanto tempo fà un certo pensatore inglese di nome Simmel.G) la razionalizzazione del denaro? O quell'altra dell'Etica Economica? Frasi del nulla......per alcuni, potenza e azione per altri! Serve solo...un semplice gesto.....l'applicazione! @Nino Bonanno....Mi dispiace....la tua ricetta la condivido in parte! Saluti Francesca 🙂
@ Giovanni
@ Francesca Fascella
La ricetta non è né deve essere per forza condivisibile: è solo uno spunto iniziale, e di fronte al nulla ed anzi al soffocamento che questi governi ci impongono a me sembra qualcosa.
Questo qualcosa non ha bisogno, per buona parte, dell'azione dell'Amministratore locale o nazionale che sia: ha bisogno solo di comportamenti individuali aderenti allo spirito dell'idea, compreso la veicolazione per passa parola delle azioni conseguenti. Questo lavoro l'ho reso pubblico per questo.
Alcuni punti di questa "ricetta" sono validi e fattibili altri no, ad esempio non capisco perchè comprare una FIAT( ad esempio la scatoletta panda prodotta in Polonia) quando Marchionne ha deciso di chiudere lo stabilimento di Termini.
Più che comprare solo prodotti del proprio paese, cosa giusta, bisogna riformare il sistema economico mondiale, perchè l'agricoltore siciliano non può competere con paesi dove il costo di una giornata lavorativa è di 5 €, lo stesso per l'edilizia il turismo l'industria.
Aumentate i dazi doganali, e poi vediamo quanta merce entra dall'estero...
Quanto alla Fiat, sono d'accordo con Giuseppe.
il programma di nino bonanno e' bellissimo da leggere ma difficilissimo da applicare in quanto regole di mercato globalizzato ce lo impediscono....
Caro nino se tutti comprassero FIAT sai quante concessionarie di altre auto chiuderebbero????
Tu dici di comprare ad esempio latte sole perche' siciliano!!!
E perche'? Costa meno quello prodotto in emilia romagna o lombardia e non ti faccio i nomi delle marche perche' li conosci bene.
Perche' dovrei comprare FIAT se il rapporto ualita' prezzo e vergognoso?
Compro ad esempio una marca coreana che di qualita' superiore e prezzo piu' basso!!!!!
@doberman: condivido con te al 100%...bisogna aumentare di parecchio i dazi doganali in modo da limitare tutta "l'immondizia cinese" che stravolge il nostro mercato interno!
sono una imprenditrice agricola di misilmeri e da più di tre anni mi occupo insieme a mio marito della partecipazione hai mercati degli agricoltori promossi in pronvincia mi accorgo come l'utente a cui ci rivolgiami attende da noi non solo poter aquistare il prodotto locale ma una vera e propia educazione alimentare.Inoltre noi come azienda invitiamo i nostri clienti a riciclare i contenitori dove gli riforniami il nostro prodotto e noto che la gentericeve le giuste motivazioni accogli con gratitudine il suggerimento io credo da parte mia che ci vorrebbe un pò di impegno da parte di ciascuno di noi in fondo il creato c'è stato affidato e ne siamo tutti quanti responsabili
Questa ricetta è utopistica ma non completamente. Dobbiamo fare una precisazione tra il risparmiare e aumentare l'economia... se si vuole rigenerare l'economia locale bisogna spendere e quindi investire nei prodotti nostrali mentre se vogliamo risparmiare dobbiamo scegliere il prodotto secondo i fattori qualità/costo e in alcuni casi scegliere il prodotto italiano. Risparmiare nel cibo non conviene bisogna scegliere il prodotto che più si ritiene opportuno,scegliendo il prodotto con criteri ben precisi come il prezzo, la qualità, come viene prodotto e poi il luogo di produzione. Un settore dove, secondo me, bisogna risparmiare è quello energetico; gente siamo in Sicilia dove abbiamo sole vento acqua (e petrolio) : si può risparmiare nella bolletta elettrica, istallando un serie di pannelli solari nei tetti delle case o dei condomini e nelle villette si potrebbe sfruttare il vento con una turbina eolica, ci sono molte ditte specializzate in questo settore e lo Stato incentiva questo settore, questo vi farà risparmiare se non guadagnare qualche euro rivendendo l'energia da voi prodotta all'enel, il comune stesso potrebbe risparmiare gestendo un qualche impianto; quanto riguarda l'acqua c'è poco da risparmiare visto che il nostro paese perde acqua da tutte le strade!; mentre per il trasporto, benzina e diesel, abbiamo la possibilità di scelta o affidarci alle multinazionali oppure fare rifornimento alle così dette POMPE BIANCHE che non hanno nessun marchio e la benzina costa molto meno. Abbiamo giacimenti di petrolio a Priolo, Gela ecc ma il costo della benzina è uno dei più alti d'Italia, quando a Gorizia 1l di benzina è 1,07 € mentre qua a Misilmeri è oltre 1,50€ misteri dell'economia... o della cattiva gestione... Possiamo risparmiare nell'abbigliamento ma in questo caso dobbiamo premiare il Made in Italy. Risparmiando soldi il consumatore negli anni è invogliato a spendere di più e là bisogna scegliere il prodotto locale. Possiamo unire i concetti di risparmiare e di rigenerare l'economia locale avviando un mercato senza intermediari ovvero dal produttore al consumatore, si era parlato del mercato del contadino una bella idea ma che non è andata in porto, almeno a Misilmeri. Forse i miei pensieri fanno "più paura" dei suoi ma sono fattibili.
Caro Nino, la tua è una valida proposta....però non ci sono dubbi che se voglio bere una birra, tra una Heineken e Messina c'è una bella differenza.....così come è vero che gli italiani sono tra i migliori produttori di abbigliamento di qualità, perchè non dare la possibilità anche ai giapponesi di comprarsi un Armani?
Secondo me bisogna lasciare libertà di scelta, l'economia curtense ormai è superata.
Ciao!
Come detto da molti il programma del Sig. Bonanno non è economicamente attuabile e non avrebbe nemmeno uno sviluppo sostenibile... Se devo scegliere comunque "il negozio sotto casa" ricordiamoci che esiste un principio di utilità e a parità di beni che mi danno la stessa utilità (soddisfano egualmente il mio bisogno) uno dei due mi applica un prezzo minore (per diversi motivi) io ho una utilità totale maggiore (Utilità del bene+risparmio da destinare ad altri consumi) quindi il suo programma ha alcune pecche (che evito di esaminare punto per punto). Bella l'idea, ma evidentemente poco praticabile. Occorre più che altro un nuovo sistema economico (non basato esclusivamente sulla massimizzazione dei profitti) per approfondimenti si veda "Economia di Comunione" "Economia della salvezza, salvezza dell'economia"
@daniele bruno +++++++ mi sembra un poco confuso, per caso é laureato in economia o in commercio.
In India, molto tempo addietro, viveva un signore che si ostinava a cucirsi da solo gli abiti tradizionali piuttosto che acquistare a buon mercato gli indumenti già confezionati dalle Aziende inglesi.
Tutto questo solo per affermare il proprio diritto a non essere schiavo, colonizzato, ma uomo libero.
In sostanza la libertà di ciascuno di noi è inversamente proporzionale alla dipendenza di beni e servizi prodotti da altri. Noi stiamo diventando colonizzati da chi controlla i mercati mondiali, quelle (circa) 500 famiglie che controllano l'80% delle risorse del pianeta.
Se vogliamo uscirne con meno danni possibili è meglio cominciare a capire di cosa abbiamo bisogno veramente ed a procurarcelo da soli, o tra i vicini, poi i meno vicini, etc.
scusa ma tu ti cuciresti un vestito? non credo proprio.oggi la frenesia di avere tutto e subito il modernismo,l impoverimento delle famiglie ha portato irrimediabilmente al collasso le vendite su tutti i campi . gli italiani erano dei bravi artigiani, ma oggi c è l etica dell usa e getta.quindi x le famiglie comprare cinese ho straniero accomuna tutti. è inutile che fingiamo di non sapere additando gli altri tutti siamo colpevoli di questo sistema.ricordate che chi manovra i fili se ne frega altamente del popolo vi sono interessi occulti che non tengono in considerazione che tutti dovremmo servire e onorare la società civile. vergognatevi un giorno dovrete rendere conto alla giustizia divina
@nino bonanno:
la liberta' e' che ognuno di noi possa essere libero di comprarsi scarpe da 500 euro e prendere un aereo per farlo o comprare scarpe da 5 euro sotto casa.
Scusami nino ma con le utopie e le idee assolutiste non si sbarca il lunario e non si va da nessuna parte!!
Ti posso fare esempi di aziende che non vendono un cavolo nella propria terra e campano perche' sono riusciti a trovare mercato in paesi esteri!
nessuno e' libero se non e' padrone di se stesso!!!!
Ciao nino e torna negli anni 2000!!!!
Chi dovesse applicare a se stesso, anche parzialmente, le modalità comportamentali descritte, realizzerebbe un immediato risparmio e migliorerebbe la propria vita, compresa una buona dose di soddisfazione che fa bene anche alla salute.
Chi minimizza o ritiene impraticabile e utopistica questa strada, indichi qualcos'altro di utile e concreto, altrimenti non solo non aiuta nessuno, ma danneggia molti, contribuendo all'aumento del fatalismo e dello scetticismo (caratteristiche negative tipicamente meridionali) rispetto idee innovative.