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Liberacqua: Smascherato il bluff della gestione diretta dei comuni

Solo 20 comuni nel palermitano pronti al passaggio

Ad oggi sono solo 20 i Comuni pronti e disponibili a riprendersi gli impianti idrici, secondo la stima della Provincia di Palermo, mentre la maggioranza dei Comuni oltre a dichiararsi non disponibile e non in grado di potere assolvere in proprio all’erogazione del servizio idrico integrato, ritienecontra legem tale opzione e individua nel commissario dell’ATO il soggetto che deve trovare la
soluzione e farsene carico.
Questa è la sintesi della situazione “politica” sul futuro del disastrato Servizio Idrico Integrato della Provincia di Palermo.
Sottolineiamo che la restituzione degli impianti e delle reti idriche ai singoli Comuni, oltre a non essere contemplata dalla convenzione di gestione :
  • frammenta la gestione,
  • annulla le economie di scala e accresce le diseconomie,
  • rende impossibile l’equilibrio economico finanziario,
  • aumenta i costi del servizio idrico integrato e conseguentemente la bolletta a carico dei cittadini,
  • inganna lo spirito solidaristico dell’acqua quale bene comune e spalanca le porte alla gestione privata come mai prima d’ora poiché la stragrande maggioranza dei Comuni non hanno mai gestito il servizio idrico integrato ed è evidente che sarebbero costretti ad esternalizzare la globalità delle attività con il risultato di un generalizzato ricorso al sistema degli appalti e subappalti ed ad una privatizzazione di fatto del servizio.
Quanto accade dimostra che non è vero che la stragrande maggioranza dei Comuni siciliani vuole la gestione diretta ma solo un gruppo minoritario degli stessi che ha acqua in abbondanza, minuscole estensioni territoriali e pochi utenti da gestire ad eccezione del Comune di Palermo, focalizzandoci sulla provincia di Palermo, che con AMAP riceve grandi utili per il fortuito gioco di un numero elevatissimo di utenti in un area territoriale relativamente poco estesa.
La vicenda di APS SpA dimostra che il gestore del servizio idrico integrato deve essere unico per bacino idro geografico per raggiungere l’obiettivo di un’ efficienza elevata ed un’economicità spinta: un soggetto pubblico (ente di diritto pubblico) solido finanziariamente che permetta quegli investimenti nelle reti non più rinviabili.
Diventa necessario che la legge regionale recepisca l’istanza dei Comuni e che guardi alla solidarietà e non agli interessi di parte di pochi Comuni.
Bisogna puntare a sub ambiti che guardino ai bacini idrogeografici e non a valutazioni di politiche comodo. I Comuni devono guardare all’interesse collettivo e non solo a quello particolare del singolo territorio.
Il grande bluff della gestione comunale è stato smascherato alla prova dei fatti.
Con buona pace di alcuni soggetti del movimento dell’acqua.
 
Comunicato Liberacqua
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