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Oggi la festa dei Siciliani, lo sapevate?

Istituita dal Governo lombardo nel 2010

Si celebra oggi la Festa dei Siciliani. Ricorrenza sconosciuta a molti, istituita nel 2010 dal Governo Lombardo nella ricorrenza della promulgazione dello Statuto Speciale della Regione Siciliana.

Una festa fortemente voluta da movimenti sicilianisti ed indipendentisti, che nel tempo ha incontrato l’indifferenza di molti siciliani, che si ricordano di questa festa soltanto perché in questo giorno i loro figli non andranno a scuola.

Più che una festa per ricordare la promulgazione dello Statuto, occorrerebbe ricordare ogni giorno l’importanza che questo strumento ha, o meglio dovrebbe avere, per noi siciliani.

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5 Commenti

  1. Giuseppe Amodeo

    Il 67°esimo Anniversario della nascita dello Statuto speciale. La Festa è stata introdotta un paio di anni fa dal governo regionale allora guidato da Raffaele Lombardo. L’obiettivo era quello di recuperare, attraverso le celebrazioni, il senso di una conquista storica che è costata lacrime e sangue ai siciliani. E, soprattutto, quello di lottare contro un Autentico LAVAGGIO DEL CERVELLO effettuato dallo stato italiano che, complice la propaganda statale, ha condannato i siciliani a non conoscere la propria storia. Quando gli eroi ( popolo del sud a difesa della propria terra ) vengono fatti passare per criminali E Quando i criminali ( garibaldi ) vengono fatti passare per eroi

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  2. alex

    Il Governo Lombardo è stato per distacco il peggiore di sempre! Questa festività è stata solo uno specchietto per le allodole

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  3. Giuseppe Amodeo

    Caro Alex posso essere d'accordo sul distacco del governo lombardo,Ma dissento su specchietto per le allodole,dobbiamo recuperare la nostra memoria storica annientata dallo spietato lavaggio del cervello che dura da 152 anni anni di colonialismo italiano su una terra che prima di essere invasa dal criminale e mercenario garibaldi,era uno STATO LIBERO INDIPENDENTE E SOVRANO !!! Antudu! Sicilia non é italia ! Auguri Sicilia!

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  4. Alcuino

    Il sonno, caro Chevalley, il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali. I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: la loro vanità è più forte della loro miseria, ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, rischia di turbare la loro compiaciuta attesa del nulla. Crede davvero, Chevalley, di essere il primo a sperare di incanalare la Sicilia nel flusso della storia universale? Chissà quanti musulmani, quanti cavalieri di re Ruggero, quanti scribi degli Svevi, quanti baroni angioini, quanti legisti del Cattolico hanno concepito la stessa bella follia; e quanti vicerè spagnoli, quanti funzionari riformatori di Carlo III; e chi sa più chi siano stati? La Sicilia ha voluto dormire, a dispetto delle loro invocazioni; perchè avrebbe dovuto ascoltarli se è ricca, se è saggia, se è onesta, se è da tutti ammirata e invidiata, se è perfetta, in una parola? In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di "fare". Siamo vecchi, Chevalley, vecchissimi. Sono venticinque secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori già complete e perfezionate, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui abbiamo dato il "la"; noi siamo dei bianchi quanto lo è lei, Chevalley, e quanto la regina d'Inghilterra; eppure da duemilacinquecento anni siamo colonia. Non lo dico per lagnarmi: è in gran parte colpa nostra; ma siamo stanchi e svuotati lo stesso. Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Appartengo ad una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d'illusioni. L'amore? Fuoco e fiamme per un anno, e cenere per trenta. Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra...(G.Tommasi di Lampedusa)

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