Se ne murmuriva già da tempo, era un passavuce continuo e nuddo voleva criderci ,alla notizia ogni volta dopo una menza scaccaniata, tutti arrispunnevano allo stesso modo ( babbasune, ma va vire, unni ha ghire ) perché malgrado puredde e sfardati, loro eranano accanusciuti da tutti e poi già si sapeva che Mariuccia ,avrebbe partorito un picciriddo che sarebbe addivintato un pezzo grosso, era scritto pure su sfacebucchis.
Eppure inaspettatamente, Pippino e Mariuccia a bordo della lapa, riccamente addobbata, attipo carretto siciliano con i giummi colorati che agghiummariavano il parabrezza e tinciuta, con le scene dei paladini francisi ,erano già da tempo in viaggiu verso Menzolumeri.
Il motivo del trasfirimento malgrado la panza grossa, grossa e china, china di Mariuccia che pari dovissi accattare da un minuto all’avutro, sembra fosse dovuto, ai prezzi più mercati degli affitti e poi accomegghe’ a Menzolumeri vistu ca fabbricano tutti, per loro stessi e per quelli avvenire , Pippino un menzo travagghiu come faligname lo avrebbe pure attrovato. Stretto e malo parato una bancarella di frutta e virdura in qualche Agnone l’avrebbe sempre potuta improvvisare .
Tra una cardacia e l’altra cammina oggi, cammina rumane, quando già arrivati verso Portella Marina, la notizia nel tempo che ve lo rico, già era a Menzolumeri e dalla caserma dei carrabbinieri al Sinnaco, fino ai vigili urbani fu’ na furnicia pi tutti. La vuce del Comandante dei puntuneri echeggio’ per tutto lo stabili (ma e ora ca venno chiste, a Menzolumeri succerera’ il putiferio, verranno cristiani ri unneghe’ ,servirà ordine pubblico e io a cu ci manno ? )dalla stanza allato, un impiato puntuneri, subordinato e con tono scazzato, ci arrisponnio (io sugno beneficiario ri 104 , Ciccio Rofolone è stroppiato di suo e Giovanni Macrame’,gli fa male runni e Ghe’) che fornicia che pinseri che sditta, per il povero comannante graduato, pensa e ripensa, camina avanti e narreri, tra arrasparisi la testa e cafuddarsi boffe disperate nella coscia, la felici idea (minchia, ma un ci sono chidde della sprotezione civili?) al problema soluzioni era stata attrovata.
A corpi di frizione e con il fumo ri rarrere a tignite’, l’acchianata di Portella Marina era già alle spalle ,Il sule già iucava ad ammucciareddo cu so’ cummare luna , era impellente e necessario trovare un posto per passare la notte, anche perché Mariuccia, stringeva la vucca di lato, in una smorfia di dolore e malgrado lei non era tipa lamintusa, Peppino capì che doveva smuoversi, picca mancava e avrebbe accattato.
Girarono tutte le locande e l’affitta stanzi del luogo ,dall’Hotelli Miravalli all’hotelli alla Cullina e poi con una furriata di ncapo Agghiastro, pure all’hotelli Villeranue, ma niente un posto letto non c’era.
Disperato e con la testa china di furnicie , vide a distanza come quasi una visione profetica quel rudere che si ergeva su quell’abitato dagli uniformi e bianchi prospetti pensò che in quel posto sopra Menzo Lumeri, un agnune dove potersi difendere, dalla fredda e gilata notte dicembrina, lo avrebbe attrovato, quindi si avviò.
Senza manco arrivare, si rese subito conto che quella uniformità, altro non era che figghia, delle affacciate lassate con una snelliata, data di premura tanto per ammucciare i balatoni e che quel abitato, gli avrebbe procurato mille camurrie.Ma oramai, era troppo tardi per cercare altrove, così tra uno slalom e l’altro,tra machine posteggiate in terza e quarta fila e vuciate di peppino(cornuto canziati che e’ stritto e non ci passo) arrivarono al rudere del castello arabo-normanno, fermatosi ed ammirato da lassù il panorama vicino e lontano Pippino esclamò (minchia che bello, pero’ chi peccato) susseguirino altre considerazuoni logistiche che portarono la coppia a scegliere come rifugio per la nottata imminente la grotta sottostante.
Intanto a Menzolumeri si era convocato un consiglio straordinario dove maggioranza e oppisizioni si stavano scannando per le corna per fatti inerenti alla vicenda.
Tra un imposizione del Sinnaco e una malaminchiata dell’opposizione il tempo passava. Chi con tono arraggiato, si suseva da destra chi con tono sbuffante da sinistra, un accordo se fare pagare l’Imu ,l’acqua, la munnizza e il solo pubbrico, alla coppia usufruitrice abusiva della grutta, non si trovava finché, tutto nzemmula, doppo una vuciata scorporata che pareva venire dall’oltri tomba e da far arrizzare i carni (silenzioooo ) spuntò lui che a taliallo pareva vero, però vero non era, con voce echeggiante e doppo aver annittato la nasca con il dito prima abbagnato nella tabacchera, disse ( ma in tanti anni, di predichi e lastimi, nella chiesa ca’ allato, nenti vi ho insegnato ? Eeeee non ci scassate i cabbasisi, mettetevi d’accordo ,alzatevi dalle seggie e andate ad onorare lu re di li re ).
Nel giro di qualche ora, lo spazio antistante la grotta era stracolmo di genti, tutti sapevano e immaginavano dei bisogni della coppia e del nutrico che stava per nascere. Il Menzolumerisi è risaputo quanto sia farfallone e vucca ranni, però quando si tratta di aiutare all’avutre, ciò che è suo diventa di tutti ,hanno il core ranni, runni c’ è spazio pi tutti, così la solidarietà fece da padrona. Petro il Vaccaro, portò la sua vacca per scaldare con il ciato il nascituro, allo stesso modo Pippino jenco, portò il suo scecco, non tardò ad arrivare Petro Ventunzi, con un panaro rivestito di dintra, da una mappina a scacchi russi e bianchi, chino chino di panelle e cazzilli ancora caldi, non fu’ da meno Giovannino coppola lorda con la botte di vino sulle spalle, tutti pronti e disponibili a ristorare e rinfocillare la sacra coppia. C’erano tutti genti bona e genti tinta uno di quelli tinti ma ben vestito con giacca e cravatta e con la segretaria bona allato , si girò verso l’amico suo con la coppola storta e con menzo sicarro nella vucca , doppo una uvitata nel cianco e con la parrata a masticogna ci risse (ora a chisto che nasce, dobbiamo avvirsarcelo, tenercelo bono e stritto ,ricino che sarà pezzo grosso ,forse presidente Rigionale, un si sa mai, capacica un giorno sarà cosa nostra)
E tra un vuciulizzo e l’altro tra chi portava pezzi di corradino e scampoli di linzola chi cesti di pane e tigghe di sfincioni, il chiancheri con sasizze a tracollo e coppi di carne a sutta li sciddi ancora nzaguliati, la mezzanotte si avvicinava. Mariuccia come quasi tutte le partorienti si stava stracanciando in faccia che a quanto dice mia soggira è signo indicativo ca sta per nascere, Peppino tra se e se borbottava (ma chista quanno schifio arriva?) Sì riferiva alla levatrice a Chiapparo che di picciriddi a Menzolumeri ne ha fatti nascere a quantoeghe’. Ma poco passò e a sua consolazione eccola spuntare con la sua borsa dei ferri che tra la cunfusuoni, districandosi tra un anmuttuni e un (permesso mi facisse passare, è pi cosa urgenti )arrivò a cospetto di Mariuccia.
Era ora, si agghinucchio’ allato di idda la talio’ e cu una mano, ci spusto’ i capiddi surati dagli stenti delle dogghie, dalla frunte, ci agghiurno’ la facci e li biddizzi ncanatarunu puru li Serafini, ca erano accumparuti a nfunnu la grutta e ci rissi (fimmina Biata nun ti scantare dalla to’ carni sarà lu’ re’, ri li re’).
Si avvicinarono tutti per assistere alla nascita ma come per misterioso mistero, si abbassò la luce parsi na negghia, ntunno fu’ tutto scuro, calo’ il silenzio e senza che nessuno lo comannasse, non ci furono irinocchia ca nun si piegarono e testi ca nun fussiro a pinnuluna. Da chidda negghia scurusa tutto nzemmula una punta di luci si ia delinianno tanto lustra e chiara, da nun afferennere la vista e aumentava, aumentava ed aumentava, ancora fino a quanno al centro ri idda spuntò lu bambino lu re’ di li re’.
Fu commozioni totali e li cori, pariano scoppiare alla vista ri du picciriddo, ca pareva fatto di luce lucenti ,ca pi taliallo occhi nun ci bastavano, da ogni lato, direzione ed agnuni, parti’ un coro, fatto di musica di ciarameddi, viulini, tanti strumenti divini e di angeliche vuci.
L’eco di quel canto oltrepasso’ monti fiumi e Valli, tutti poterono udirlo e tutti accorsero.
Passarono i giorni dalla nascita e precisamente circa 13 giorni dopo ………………… ma questa è un’altra storia e per adesso, precisando che ogni fatto o riferimento a persone o ad avvenimenti realmente accaduti è forse puramente casuale, Vi auguro di vero cuore un buon natale.
Vincenzo La Lia
Peppino jenco? Iu canuscivi a Giuvannino. Complimenti sinceri per la verve comica . Buon Natale anche a Lei.
troppo bello, ho vissuto attimo per attimo il racconto, però ad un tratto ho capito che non era più fantasia quando si dice che il sindaco imponeva le scelte. Vincenzo continua così
Ahahah Non ci credo neanche se mi ammazzi che hai letto tutto!!!
Enzo sei grande . hai un grande talento. Hai delle grandi doti artistiche. La tua narrazione di questa suggestiva famiglia che quasi ognuno di noi può avere incontrato durante la sua vita sembra appartenerci. Anche lo scenario paesaggistico sembra essere nostro . grazie Enzo per questo regalo . se si dovesse premiare il più bel presepe al mondo tu lo vinceresti. Con il tuo racconto ho visto il divino che si e' fatto carne nella persona della porta accanto.buon Natale caro Amico. By Francesco Lo Gerfo
Vincenzo che dirti? Sai già quello che penso... continua così!!! Buone feste, caro amico!