Alla stazione in tanti agitano
fazzoletti umidi di pianto.
Un colpo di fischietto e via.
Si parte per andare lontano
verso terre straniere.
*Partire é un po’ morire*
recita un detto. Già morire!
Morire come quando si lascia
la vecchia Mamma, sapendo
che forse non si rivedrà mai più.
Il cuore gonfio di tristezza,
lo sguardo perso nel vuoto.
Ed il treno lambisce la costa,
le desolate spiagge deserte
interrotte qua e là da canneti.
Sullo Stretto il cuore vacilla.
L’isola scompare all’orizzonte
come l’aquilone a cui si spezza il filo.
Si fa notte; con rassegnazione
si tenta invano di dormire.
Quante sigarette fumate
nel corridoio di notte da solo!
Quanto tempo passato a fissare
le tremule gocce di pioggia
sul finestrino del treno!
I fari di un’auto illuminano
la campagna sotto la nebbia.
Nelle case addormentate
s’accendono le prime luci.
Pian piano ritorna il coraggio.
Le Alpi; già si pensa al lavoro,
alla scuola, al latte da comprare.
Nella stazione innevata e deserta,
spazzata da un gelido vento,
il pensiero corre a te Mamma.
Gianni La Barbera
Morges, 18 novembre 2013
Bravo Gianni, mi mancavi.